Sicurezza, più agenti in stazioni e centri commerciali. I reati saranno georeferenziati



Non sarà soltanto la Polmetro a rafforzare i presidi di sicurezza nelle città. Oggi, durante la riunione al Viminale del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato un altro intervento nella stessa direzione: una direttiva ai questori «per indirizzare l’attività di prevenzione generale e di controllo del territorio verso quei luoghi dove si registra una maggiore concentrazione di persone, come le stazioni ferroviarie, le metropolitane e i centri commerciali, assicurando in questo modo anche una maggiore visibilità della presenza della forze di polizia».

La cronaca e le denunce di influencer e attori

Più agenti, dunque, negli spazi affollati e a rischio, per dimostrare che lo Stato c’è. Anche perché la sicurezza nelle città rischia di diventare un tema caldo nella già complicata agenda d’autunno del Governo. Complici le risse e gli scontri tra bande, gli accoltellamenti in pieno giorno, i bivacchi e le proteste dei commercianti e dei cittadini, ma anche il lavoro di denuncia dell’ex pugile Simone Cicalone, che filma e pubblica su You Tube i borseggi sulla metro a Roma, la testimonianza dell’influencer Nicole Micoli derubata nella stazione della metropolitana al centro di Milano, e oggi, ciliegina sulla torta, l’intervista al Fatto Quotidiano dell’attore Carlo Verdone, romano Doc, che si è sfogato: «Roma mia, come t’hanno ridotta. Famme scappà via».

Gli allarmi nelle città

La questione sicurezza, corroborata anche dai dati raccolti ogni anno dalla storica indagine sulla Qualità della vita condotta dal Sole 24 Ore, spaventa innanzitutto nella Capitale, dove da dicembre si aprirà il Giubileo 2025 e arriveranno almeno 32 milioni di pellegrini. Ma preoccupa anche altrove, da Milano a Napoli, da Palermo a Firenze, dove un gruppo di residenti della zona della Leopolda ha appena deciso di ripetere l’esperimento già avviato la scorsa estate: assumere vigilantes privati per difendersi dai continui raid notturni con auto spaccate e tentativi di effrazione. Non un’azione polemica nei confronti dell’amministrazione – specifica il Comitato Leopolda Viva – ma un gesto a supporto dell’azione delle forze dell’ordine e del Comune. Che, però, ne escono malconci.

Il progetto: georeferenziare i reati

Il livello di allerta è tale che durante il vertice odierno al Viminale è stata anticipata l’istituzione di un gruppo di lavoro interforze «per ridefinire l’attuale assetto sul territorio dei presìdi di polizia e rivederne la dotazione degli organici anche sulla scorta di un’analisi basata sulla georeferenziazione dei reati e sugli indici di delittuosità, oltre che sull’evoluzione degli assetti urbanistici e sulla densità abitativa». Chiaro lo scopo: mettere le tecnologie al servizio di una migliore programmazione delle risorse, umane e finanziarie, per aumentare la sicurezza urbana.

Nella Capitale le «mappe di calore»

A Roma il delegato del sindaco Roberto Gualtieri alla sicurezza, l’ex Pm Francesco Greco, aveva già sottolineato appena nominato come disegnare mappe della città sulla base dei reati georeferenziati sarebbe stata la ricetta giusta per una lotta al crimine più efficace. In Questura è già attivo lo studio e il monitoraggio delle “mappe di calore” che indicano le aree della Capitale più interessate da determinati fenomeni, assieme ai picchi di frequenza e alla distribuzione temporale dei crimini nel corso dell’anno. Indicazioni preziose per gestire con maggiore raziocinio la distribuzione delle forze dell’ordine. Le mappature seguono le sfumature dei colori, in una gamma che va dal rosso (che segnala l’incidenza maggiore, calcolata sulla base degli esposti e delle querele) al verde chiaro, che connota i quartieri più tranquilli. Viverci è un sogno sempre più diffuso.



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