Fisco, in arrivo 3 milioni di lettere: dagli affitti all’Iva, spazio alle correzioni




Le modalità di intervento vengono, dunque, rilanciate anche per il 2025 dall’amministrazione finanziaria che punta attraverso questi strumenti a giocare sempre di più la carta di un rapporto meno conflittuale fra Fisco e contribuente. Dando la possibilità a quest’ultimo di raccogliere le segnalazioni che arrivano dall’amministrazione e mettersi in regola con sanzioni ridotte da ravvedimento. E all’amministrazione di concentrare le proprie risorse su situazioni di maggior rischio fiscale.

Il confronto su «Etica & Fisco»

L’aspetto del rapporto fra Fisco e contribuente è stato al centro del convegno «Etica & Fisco» che si è svolto ieri a Pistoia ed è stato aperto dal presidente della Lafis, Vieri Ceriani.

Il presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Gallo, in particolare ha sottolineato come «il tributo possa essere uno strumento per superare le disuguaglianze, come prevede la stessa Costituzione. Linea che caratterizzava per esempio anche la riforma fiscale del 1971. Quanto alla riforma che il Governo sta realizzando – secondo Gallo – restano dubbi. Se, per esempio, vanno valutate positivamente le nuove regole su sanzioni, contraddittorio e autotutela, non convincono, d’altro canto, l’abbandono della riforma del Catasto e la mancata revisione delle regole sulla successione».

Dal canto suo anche il direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato come «il patto fiscale è alla base del patto costituzionale proprio perché l’imposizione è un mezzo per realizzare i diritti sociali». Ruffini si è poi domandato «come potrebbe essere una società senza tasse? Sarebbe una società senza servizi, non in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini». Quanto all’evasione «quasi impossibile per 37 milioni di pensionati e dipendenti – secondo Ruffini – è un modo per tradire il patto che sta alla base della nostra società, di fare concorrenza sleale nei confronti di chi non evade e scaricare su chi paga il costo dei servizi. O peggio, a parità di servizi, di generare nuovo debito che pagheranno le prossime generazioni».

Lorenzo Franchini, ordinario di diritto romano, ha ripercorso, poi, la storia delle regole fiscali nei secoli passati mentre Pietro Tommasino, divisione Finanza pubblica di Bankitalia, ha certificato il calo del tax gap, tranne che per l’Irpef degli autonomi, e Sofia Cecconi, avvocato dell’Agi Toscana, ha analizzato i rapporti fra lavoro irregolare ed evasione.



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