Versalis si allea con Bridgestone e Gruppo BB&G: ecco come saranno riciclati gli pneumatici a fine uso



Versalis, Bridgestone EMEA e Gruppo BB&G si alleano per regalare una seconda vita agli pneumatici a fine uso (Pfu). L’accordo mette quindi a fattor comune la capacità innovativa, l’esperienza e le competenze tecnologiche delle tre società puntando allo sviluppo di un modello per la creazione su scala industriale di una filiera sempre più sostenibile.

I numeri del riciclo

Ma quanti sono gli pneumatici da riciclare? I numeri aggiornati arrivano dal Tyre Industry Project del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), secondo il quale circa un miliardo di pneumatici arrivano a fine uso. Bridgestone, Versalis e BB&G si sono dunque impegnate nella creazione di soluzioni innovative e più sostenibili per il settore della gomma sintetica, concorrendo a massimizzare il ciclo di vita completo degli pneumatici. La partnership contribuirà a sostenere gli obiettivi di sostenibilità di tutte e tre le aziende.

Il processo

Gli pneumatici a fine uso (Pfu) saranno trasformati, mediante pirolisi – il processo attraverso il quale si decompongono materiali organici mediante calore -, in un olio (TPO – Tyre Pyrolysis Oil) utilizzabile per creare elastomeri di alta qualità comparabili a quelli ottenuti da feedstock tradizionale per la produzione di nuovi pneumatici. La collaborazione tra le tre aziende mira a incentivare lo sviluppo della tecnologia di pirolisi e di produzione di olio da pirolisi, nonché a riposizionare sul mercato i nuovi polimeri come preziosa risorsa circolare per la produzione di nuovi pneumatici.

L’expertise in campo

La partnership si avvale del processo termomeccanico di pirolisi di BB&G per riciclare su scala commerciale gli pneumatici fine uso. BB&G ha realizzato e gestito due generazioni di impianti pilota negli ultimi 10 anni e ha recentemente messo in funzione la sua prima linea di produzione su scala commerciale per validare la fattibilità e la qualità del processo. L’impianto TPO di BB&G è situato a Fatima, in Portogallo, ed è stato avviato con successo il 15 luglio. Nei prossimi mesi i primi quantitativi di olio da pirolisi riciclato BB&G verranno immessi nel ciclo produttivo di Versalis per la produzione di elastomeri circolari con cui Bridgestone realizzerà un primo lotto di pneumatici all’inizio del 2025. L’impianto TPO di BB&G contribuirà a ottimizzare questa nuova filiera e svolgerà un ruolo cruciale nel facilitare la circolarità degli pneumatici a livello globale.

Alfani: con accordo introduciamo spinta innovativa nel settore

«In linea con la nostra strategia per la circolarità, abbiamo sviluppato soluzioni a ridotta impronta carbonica che si inseriscono perfettamente nella catena del valore che abbiamo creato con i nostri partner di settore, Bridgestone EMEA e Gruppo BB&G. Grazie a questo accordo saremo in grado di fornire il massimo valore ai nostri clienti e di introdurre una spinta innovativa nel settore degli pneumatici, promuovendo il nostro impegno per la circolarità e per lo sviluppo di una mobilità più sostenibile», ha spiegato Adriano Alfani, ad di Versalis.



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Privatizzazioni, tre miliardi per centrare il target 2024



La ripresa dopo la pausa estiva e la preparazione del Piano strutturale di bilancio impongono all’esecutivo una riflessione sulla prosecuzione del piano di privatizzazioni. Nella manovra dello scorso anno era stato indicato un obiettivo di dismissioni, a partire dal 2024, pari a 20 miliardi in tre anni (anche se in realtà la quantificazione è fissata all’1 per cento del Pil). Nella prossima manovra è probabile che il concetto sia in qualche modo ribadito. Un percorso proporzionale richiederebbe dismissioni di almeno 6 miliardi all’anno.

Nelle casse dello Stato già circa tre miliardi

Nonostante i dibattiti, le diverse posizioni espresse anche all’interno della maggioranza, le critiche delle opposizioni, l’esecutivo Meloni in realtà è già partito e quest’anno ha portato nelle casse dello Stato circa 3 miliardi di euro. Dunque, se si intenderà, come probabile, confermare la traiettoria per centrare l’obiettivo del 2024 servirà incassare prima della fine dell’anno circa 3 miliardi di euro o poco più. Un target assolutamente alla portata.

Le operazioni effettuate dal Mef

Sinora il ministero dell’Economia ha ceduto, con operazioni di accelerated bookbuilding, il 2,8 per cento del capitale di Eni, con un incasso di 1,4 miliardi. Tra novembre 2023 e marzo 2024 il Mef ha ceduto anche quote del capitale di Mps, totalizzando 1,5 miliardi. È vero che una quota era stata venduta alla fine dello scorso anno, ma il monte privatizzazioni può essere calcolato in quasi tre miliardi di euro.

Il dossier Poste Italiane

Se il governo volesse chiudere il 2024 raddoppiando il tesoretto, a portata di mano c’è la cessione delle seconda tranche di Poste Italiane, i cui lavori preparatori sono stati portati avanti sotto traccia dall’azienda per mesi. Fino alla primavera scorsa quando sono state avviate le interlocuzioni informali con la Consob (ci sarebbero stati almeno un paio di incontri) per definire la preparazione del prospetto informativo dell’Offerta pubblica di vendita, che prevede la vendita di una parte del capitale agli investitori istituzionali e un’altra quota a risparmiatori e dipendenti. L’avvio dell’operazione è stato immaginato e poi bloccato più volte. La possibilità di lanciare l’operazione entro giugno era stata accarezzata e poi accantonata per la concomitanza delle elezioni europee e il rischio che le opposizioni strumentalizzassero la privatizzazione in campagna elettorale. Anche i sindacati sono scesi sul piede di guerra: sono contrari alla vendita di altre quote; alcuni possono accettare che lo Stato ceda ma non scenda sotto il 50 per cento del capitale. Gli spazi per sfruttare la finestra di settembre-ottobre ci sono. I mercati sono positivi e il titolo Poste è al massimo storico. La capitalizzazione è arrivata a 16,5 miliardi, più del doppio del valore di Ipo. Nel Dpcm varato a gennaio, ma mai approvato si prevede che lo Stato non debba scendere sotto il 35% del capitale, il che significa che può cedere fino al 29% lasciando il 35% in mano a Cdp. L’incasso potenziale sarebbe di quasi 5 miliardi. Il Mef, però, potrebbe anche vendere solo una prima tranche del 15%, tale da mantenere il controllo pubblico al 50%, e portare a casa circa 2,5 miliardi, una cifra sufficiente ad avvicinarsi ai 6 miliardi del target di quest’anno, rinviando magari una tranche successiva a future operazioni.

Capitolo Mps

Tra le altre operazioni a portata di mano ci sarebbe la vendita di un’altra quota di Mps, nel quale lo Stato controlla il 26%, avendo preso l’impegno con Bruxelles di andare almeno sotto al 20% entro fine anno. La scelta non è però facile; una cessione tout court porterebbe lo Stato a una quota bassa, che esporrebbe la banca al rischio di Opa da parte di concorrenti. Secondo i rumors, si starebbe studiando un’alleanza commerciale sul comparto assicurativo in modo tale da far entrare nel capitale il partner (le indiscrezioni avevano parlato di Unipol). Ma sembrano scenari ancora prematuri.



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Balneari, Unimpresa: rischio speculazioni sulle concessioni nei piccoli porti



«La scadenza delle concessioni marittime e balneari, fissata per il 31 dicembre prossimo, corre il rischio di trasformarsi in un grande giro d’affari per pochi, grandi soggetti, a danno dei piccoli imprenditori locali. Negli approdi o nei porti turistici, infatti, in virtù della legge Burlando, le amministrazioni comunali potrebbero assegnare in blocco, a un solo soggetto, tutte le concessioni in vigore, creando, in buona sostanza, monopoli di fatto che garantirebbero al nuovo titolare di tutte le licenze una inaccettabile posizione dominante». A esprimere preoccupazione è il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «Tutto questo configura il concreto rischio di speculazione, che sarebbe lesiva dei principi volti a favorire una maggiore concorrenza tra imprese. Concorrenza concepita, per sua natura, al fine di garantire competitività, prezzi migliori e servizi più efficienti agli utenti finali, e che invece, finirebbe per essere aggirata».

Il caso della cittadina di Talamone

«Abbiamo letto con attenzione, con stupore e pure con preoccupazione, quanto sta accadendo nel Comune di Orbetello: l’amministrazione dell’ente locale in provincia di Grosseto, infatti, ha approvato, a Ferragosto, il progetto per la trasformazione in porto turistico dell’approdo oggi esistente nella cittadina di Talamone. Al momento è in gara un solo soggetto privato che, da gennaio, potrebbe vedersi assegnate tutte le attuali 18 concessioni, finora distribuite fra piccole imprese private e società sportive dilettantistiche», esemplifica il presidente di Unimpresa. «Una situazione che non solo lederebbe gli operatori locali, tagliando fuori, facendole morire, attività, apprezzate da villeggianti e residenti, che hanno storie ultradecennali; ma che, inoltre, penalizzerebbe anche le attività veliche gestite da associazioni aderenti alle federazioni sportive nazionali, con danni per lo sport, la salute e i giovani».



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Bayesian, la testimonianza del marinaio: «Ho svegliato il comandante con vento a 20 nodi»



«Ho svegliato il comandante quando il vento era a 20 nodi. Lui ha dato ordine di svegliare tutti gli altri. Io poi ho messo via i cuscini e le piante, chiuso le vetrate del salotto a prua e alcuni boccaporti». Nel delicato puzzle della tragedia del Bayesian, il veliero colato a picco il 19 agosto nel mare di Porticello, nel Palermitano, spunta una nuova testimonianza: quella di Matthew Griffiths, il marinaio che, secondo quanto appreso dall’agenzia Ansa, la notte della bufera era di guardia nella plancia della nave. Griffiths, difeso dagli avvocati Mario Scopesi e Corrado Bregante che assistono anche l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton, era stato sentito come persona informata dei fatti. Il marinaio non avrebbe parlato dei portelloni, che non erano di sua competenza.

Il marinaio indagato insieme al comandante e all’ufficiale di macchina

«La nave si è inclinata e siamo stati sbalzati in acqua. Poi siamo riusciti a risalire e abbiamo cercato di salvare quelli che potevamo», ha raccontato Griffiths che risulta indagato per omicidio colposo plurimo e naufragio colposo insieme al comandante del veliero, James Cutfield, e all’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton. «La barca era inclinata – ha spiegato il marinaio – e camminavamo sulle pareti. Abbiamo messo in salvo chi potevamo, anche Cutfield ha salvato la bambina piccola e sua mamma».

La testimonianza della titolare del cantiere che avrebbe assistito al naufragio

La testimonianza di Griffiths si va ad aggiungere ad altri racconti raccolti dai magistrati, tra i quali figura anche quello, durato due ore, di Rosalia Orlando, titolare di un cantiere che la notte del naufragio, in cui sono morte 7 persone tra cui il magnate inglese Mike Lynch, avrebbe assistito alla tragedia.

La donna, in una intervista pubblicata sabato 31 agosto dal Corriere della Sera, aveva raccontato di aver visto la barca oscillare durante la tempesta, strattonata dall’ancora che arava, sul fondo e la vela sbattere. Una testimonianza giudicata importante dagli inquirenti, che l’hanno convocata per approfondire le sue parole. Gli investigatori vogliono accertare se la vela non era stata ammainata perfettamente aggravando l’instabilità della nave. La Orlando ha anche detto di aver fatto notare alla Guardia Costiera l’errata scelta del luogo per gettare l’ancora. Alla imprenditrice sarebbe stato risposto che si trattava di una decisione dell’equipaggio.

Oggi al via i primi esami sui corpi delle vittime

Sempre oggi, poi, sono cominciati i primi esami su quattro dei sette corpi delle vittime del Bayesian. L’equipe di anatomo patologi dell’istituto di medicina legale del policlinico di Palermo coordinati da Antonina Argo hanno iniziato a eseguire le Tac sui corpi e soltanto lunedì cominceranno le autopsie. Le prime quattro vittime esaminate sono quelle del presidente di Morgan Stanley international Jonathan Bloomer e di sua moglie Judith, dell’avvocato americano Chris Morvillo e di sua moglie Nada. Lunedì sono stati programmati gli esami su Bloomer e sulla moglie, martedì, toccherà ai coniugi Morvillo, l’avvocato Cristopher e la moglie Neda.



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Al fisco 20 miliardi dalle prime cinque banche italiane nel periodo 2019-2023



Dal 2019 al 2023, le prime cinque banche italiane hanno versato nelle casse dello Stato 20 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni, il settore bancario ha rappresentato un’occasione importante di ricavo per il fisco del nostro Paese e gli utili macinati nei primi sei mesi di quest’anno offrono uno scenario attraente per le casse dello Stato anche per il 2024. È quanto evidenzia il sindacato bancario Fabi in un’analisi.

Trend fino a giugno

Se i primi cinque gruppi creditizi hanno portato a casa ben 45 miliardi di utili, complessivamente, a partire dal 2019, i versamenti al fisco sono passati dai 6,1 miliardi nel 2019 a 1,9 miliardi di euro nel 2020, a 1,7 miliardi nel 2021, 3,3 miliardi nel 2022 e a 6,7 miliardi nel 2023, l’anno d’oro. Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Monte dei Paschi di Siena hanno pagato, collettivamente, alla fiscalità generale 19 miliardi e 936 milioni di tasse e, se i conti annuali brilleranno sulla scia dei numeri positivi di fine giugno, a guadagnarci sarà anche il forziere dello Stato. Il gettito fiscale proveniente dai principali operatori del settore bancario potrebbe superare quota 8 miliardi.

Le prospettive

I versamenti tributari hanno visto una accelerazione a partire dal 2021 e il contesto favorevole assicurato dalla politica monetaria della Banca centrale europea potrebbe far proseguire questa tendenza ancora a lungo.

«Meno rischi con più ricavi e utili»

Più in generale, «il volto del settore bancario italiano negli ultimi cinque anni si può sintetizzare con meno rischi con più ricavi e utili» a dire della Fabi. «E, mentre la politica dei tassi europea si appresta ad arrivare a un bivio nei prossimi mesi, con una riduzione che potrebbe portare il costo del denaro sotto quota 4%, segnali più che positivi sono arrivati dai conti dei primi sei mesi del 2024». I dati del primo semestre 2024 dicono che «tra la crescita del fatturato e una crescita molto flebile dei costi, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Monte dei Paschi di Siena hanno portato a casa un bottino di quasi 34 miliardi di “fatturato” e sono arrivate a toccare un guadagno finale di quasi 1,3 miliardi di euro: se, per alcuni osservatori, è il miglior semestre di sempre, per altri è solo il sorpasso di risultati passati, ma altrettanto importanti e in crescita da anni».



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scopri se vivi in un’area a rischio frane o alluvioni in Italia”



In Italia 1 milione e 300mila abitanti vivono in aree a rischio idrogeologico o di frane. Non solo, nel territorio nazionale ci sono oltre 2 milioni e 115mila edifici i che insieme alle 727mila imprese si trovano nelle aree più esposte al rischio idrogeologico. Di quest’ultime, oltre 84mila ricadono nelle aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata, con oltre 22 mila addetti esposti a rischio. Inoltre più di 640mila imprese sorgono in aree a pericolosità per alluvioni nello scenario medio.

La Piattaforma racconta

A delineare questo scenario sono i dati che emergono dalla consultazione di Idrogeo, la Piattaforma nazionale sul dissesto idrogeologico realizzata dall’Ispra con lo scopo di «fornire dati e servizi sempre più vicini a cittadini aziende e operatori finanziari».

Oggi, come sottolineano dall’Istituto, la piattaforma «si aggiorna, e inserisce nuove funzioni nell’ambito dell’infrastruttura di ricerca Geosciences Ir coordinata dall’Istituto e finanziata dal Pnrr Mur».

Una mappa precisa i dati e le nuove funzioni, tra cui quella che permette di indicare in maniera precisa un punto nella mappa e quindi verificare l’eventuale grado di esposizione al rischio, «sono fondamentali per aumentare la consapevolezza del cittadino e assumono un ruolo sempre più rilevante anche in materia di finanza sostenibile e per la valutazione e gestione dei rischi finanziari legati all’impatto economico, dovuto ai sempre più frequenti eventi estremi per effetto dei cambiamenti climatici».

L’importanza della consultazione

Le informazioni che si ricavano dalla consultazione della piattaforma assumono un valore molto importante per il mondo delle assicurazioni, «soprattutto dopo l’introduzione dell’obbligo assicurativo per le imprese contro i rischi derivanti da eventi catastrofali». Non meno importanti nel caso di privati che devono accingersi a fare un acquisto o a costruirsi la casa. Il tutto grazie al fatto che la piattaforma fornisce «informazioni armonizzate di primo livello sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale, restituendo per un luogo di interesse un report con le classi di pericolosità».



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Arrestato in Argentina latitante delle Brigate Rosse



Il latitante delle Brigate Rosse Leonardo Bertulazzi è stato arrestato in Argentina e sarà estradato in Italia a seguito della revoca dello status di rifugiato che aveva ottenuto nel 2004. Bertulazzi deve scontare 27 anni per sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. Latitante dal 1980 era tra i responsabili del sequestro dell’ingegnere Piero Costa avvenuto a Genova nel 1977.

Già arrestato nel 2002 a Buenos Aires, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, unitamente alla Digos di Genova e all’Interpol veniva poi rilasciato qualche mese dopo. Bertulazzi, appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, deve espiare la pena complessiva di anni 27 di reclusione per sequestro di persona, associazione sovversiva, banda armata ed altro. Latitante dal 1980, si è reso colpevole, tra gli altri delitti, di partecipazione al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, avvenuto a Genova il 12 gennaio 1977. Il sequestro era finalizzato all’acquisizione di mezzi finanziari per sovvenzionare l’attività terroristica; 50 milioni di lire vennero utilizzati per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8 a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro per il periodo del suo sequestro. La Polizia argentina ha eseguito la misura restrittiva alla presenza dell’Intelligence italiana e di dirigenti ed operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, presenti a Buenos Aires già da alcune settimane.

L’apprezzamento del Presidente del Consiglio

«Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime profondo apprezzamento alle Autorità argentine per aver eseguito l’arresto di Leonardo Bertulazzi, già condannato in Italia a 27 anni di carcere per reati di terrorismo, a seguito della revoca dello status di rifugiato da parte della Commissione per i Rifugiati argentina. L’arresto del latitante membro delle Brigate Rosse è stato reso possibile da un’intensa e proficua collaborazione tra le Autorità giudiziarie italiane, argentine e Interpol». Si legge in una nota di palazzo Chigi.



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taglio Irpef, bonus mamme esteso alle autonome, novità pensioni”




L’iter di avvicinamento alla manovra cambia: scompare la Nadef, cioè la nota di aggiornamento del Def che contiene le nuove stime macroeconomiche. Ma soprattutto cambiano anche i contenuti con i nuovi indicatori previsti dall’Ue, soprattutto nelle tabelle “programmatiche’. Nel caso dell’Italia indicheranno il percorso per 7 anni, anche se ogni anno potranno essere aggiornate.

Attesa per il concordato

Sarà questo quadro economico quello dentro il quale il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intende muoversi. La manovra, anche grazie al buon andamento delle entrate, non sarà certo lacrime e sangue. Ma non si potrà largheggiare. Per ora si stimano interventi per 23 miliardi. Riguardano la riproposizione del taglio del cuneo, che vale poco meno di 10 miliardi, e il primo intervento Irpef, stimato sui 4 miliardi. Un ulteriore taglio, questa volta per l’aliquota Irpef che è ora al 35% che si applica fino a 50.000 euro, costerebbe 1,1-1,2 miliardi per punto percentuale. L’intervento – che si ipotizza di due punti e quindi varrebbe sui 2-2,5 miliardi – è legato al successo del concordato preventivo biennale: i dati arriveranno però a fine ottobre, dopo il varo concreto della manovra e quindi sarà un decreto collegato a portare eventuali buone notizie per i contribuenti.

Genitorialità e denatalità

C’è poi il capitolo famiglia. Ora il bonus per le mamme lavoratrici con due figli vale solo fino a dicembre. Sarà esteso e applicato anche alle donne che lavorano con partita Iva, alle professioni.

Ma non è escluso che possano esserci anche altri interventi per sostenere la genitorialità e per contrastare la denatalità. Il capitolo pensioni è certo tra quelli su cui si ipotizzano interventi, ma solo dopo aver affrontato le priorità e le cosiddette spese indifferibili, come ad esempio le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici.

Al momento Quota 103 non ha ricevuto grandi adesioni e l’intenzione sarebbe quella di riproporla, insieme alle altre misure: l’Opzione Donna, l’Ape sociale, la decontribuzione (il cosiddetto bonus Maroni) per chi rimane al lavoro dopo la scadenza dell’età pensionabile.



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Auto, Urso: il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no



«Tocca alla Fiat assumersi la responsabilità sociale, tocca a Stellantis rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo una risposta da tempo. Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no». Lo ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nel suo intervento al meeting di Rimini.

Urso: il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no

«Nel primo incontro con il ceo Tavares – ha continuato il ministro Urso – lui mi chiese due cose per progettare lo sviluppo dell’auto italiana per raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli. La prima di rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7, e ci siamo riusciti, per questo Stellantis ha annunciato il prolungamento di alcuni modelli. Poi ci chiese un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia e abbiamo fatto il più grande piano incentivi sull’auto, con un miliardo di euro. Avevamo come obiettivi la rottamazione di veicoli altamente inquinanti e poi consentire che l’auto elettrica fosse alla portata anche dei ceti più deboli. Abbiamo raggiunto questi obiettivi, ma quello del sostegno della produzione italiana non è stato raggiunto. Perché era Stellantis che doveva aumentare la produzione nel nostro Paese per rispondere alle richieste sollecitate dagli incentivi».

«Se Stellantis non conferma gigafactory sposteremo risorse Pnrr»

E ancora: «Sugli investimenti Stellantis deve dare una risposta e la deve dare anche a breve. Se in queste ore non ci risponde positivamente sul progetto della gigafactory a Termoli, ad esempio, le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non rispetta gli impegni» ha aggiunto il ministro. E ancora: «Tocca oggi a Stellantis rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo queste risposte da troppo, lungo tempo». Deve dirci «come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro paese per raggiungere l’obiettivo del milione di veicoli in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori. Stellantis deve dirci anche con quali investimenti, perché non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l’occupazione. È Stellantis che deve capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce»

«Compensi andrebbero commisurati a sostenibilità sociale Paese»

Poi un riferimento alla retribuzione del ceo Carlo Tavares. «Il compenso dei manager dovrebbe essere commisurato non solo ai dividendi degli azionisti ma anche alla sostenibilità sociale del Paese, agli occupati che realizza». E ancora: «Ci aspettiamo che l’azienda si assuma la responsabilità sociale di rilanciare l’automotive in Italia», ha aggiunto.

«Serve almeno un secondo produttore di auto»

Il ministro ha poi ricordato che il governo ha «sottoscritto 4 memorandum con 4 importanti case automobilistiche cinesi che vorrebbero investire in Europa e prendono in considerazioni l’ipotesi di investire in Italia». E si è detto convinto del fatto che «un’unica casa automobilistica non può fornire a un Paese come l’Italia tanti modelli da soddisfare tutte le esigenze dei consumatori. Un’unica casa non può fare più di quello che noi speriamo che faccia cioè il milione di veicoli. Per sostenere la filiera dell’automotive serve almeno un altro produttore. Perché si deve raggiungere un livello produttivo di almeno un milione e mezzo di veicoli nel nostro Paese e quindi serve almeno un altro produttore»



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Italiano condannato all’ergastolo in Egitto. La Farnesina segue il caso



«Siamo ancora sotto choc: ci hanno comunicato che mio fratello è stato condannato all’ergastolo, con 25 anni da scontare in Egitto». È quanto afferma Andrea Passeri, il fratello del giovane pescarese Giacomo Passeri arrestato un anno fa circa in Egitto per possesso di droga e condannato oggi da un tribunale al Cairo. Nei mesi scorsi la famiglia del giovane pescarese aveva lanciato l’allarme sulle condizioni di Giacomo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per le lungaggini processuali.

La Farnesina segue il caso

La Farnesina segue «con la massima attenzione» il caso di Giacomo Passeri, che è stato condannato in Egitto per traffico internazionale di droga, e ha chiesto l’autorizzazione a una visita consolare in carcere con la massima urgenza. Lo assicura il ministero degli Esteri in una nota, nella quale fa sapere che lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l’udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della cancelleria consolare dell’ambasciata d’Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, l’avvocato ha informato l’ambasciata che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo). Le autorità egiziane accusano il signor Passeri di averlo trovato in possesso di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anche essi stupefacenti e, per tale motivo, lo hanno condannato per traffico internazionale di droga, ricorda ancora la Farnesina. In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l’ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso. L’ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza.

Avs: il governo intervenga

Sulla vicenda si registra anche una dichiarazione del deputato di Avs Marco Grimaldi e del segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri, i quali chiedono l’immediato intervento del governo italiano. Per loro si è in presenza di «una vicenda dai diritti umani negati. Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Non c’è bisogno di sapere di che cosa Luigi Giacomo Passeri sia stato accusato».



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