Dengue: dal focolaio di Fano al resto d’Italia, ecco l’ultimo bilancio dell’Iss



La buona notizia è che il focolaio di dengue nel territorio di Fano, Marche, starebbe perdendo mordente. A oggi i casi sono in tutto 119 nella città marchigiana. Tutti autoctoni, registrati in seguito al focolaio del virus trasmesso unicamente da zanzare Tigre, come tengono a sottolineare dalla Regione. Di questi, 105 sono casi confermati e 14 “probabili”. Inoltre, come comunicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria Marche, “le ultime catture non hanno evidenziato la presenza di virus nelle zanzare, come era invece stato rilevato nei giorni precedenti”.

A tracciare il bilancio per il focolaio di Fano è stata giovedì 3 ottobre l’ultima riunione del Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie (Gores) a cui hanno partecipato esperti di vari settori, sia regionali che della azienda sanitaria territoriale di Pesaro Urbino. Si è fatto il punto sull’evoluzione della situazione, che mostra “un trend in diminuzione – rilevano gli esperti – con casi sporadici negli ultimi giorni e la curva di incidenza, che si basa sulla data di inizio sintomi, al momento in fase discendente”. In ogni caso il monitoraggio resta attento, anche a fronte dell’espandersi del virus contro cui l’Organizzazione mondiale della sanità proprio in questi giorni ha lanciato un Piano di contrasto da 55 milioni di dollari da attuare entro settembre 2025. Segno che il pericolo di diffusione c’è, anche in zone non ‘sospette’ come l’Italia.

Le misure a Fano

Nel territorio marchigiano sono state messe in atto tutte le misure di sanità pubblica previste in questi casi, come da indicazioni del Piano nazionale Arbovirosi e della circolare del ministero della Salute per i casi confermati con esposizione autoctona, quindi senza storie di viaggi all’estero in zone endemiche. E intanto continuano le indagini epidemiologiche per definire le caratteristiche dei casi e le indagini entomologiche con il posizionamento di trappole per zanzare.

Tutte le attività messe in campo sono state avviate in stretta collaborazione tra i Servizi di Prevenzione umana e veterinari ed è stata potenziato il sistema di sorveglianza, sensibilizzando i medici ospedalieri e territoriali, medici di medicina generale e Pediatri per l’individuazione di pazienti con criteri clinici compatibili con infezione da virus Dengue. Inoltre, tutti i casi sono stati approfonditi e segnalati nella piattaforma della sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori istituita presso l’Istituto superiore di Sanità. Il Laboratorio di riferimento regionale, il Servizio di Virologia dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, ha analizzato i campioni per la definizione dei casi e sta procedendo allo studio delle sequenze virali, per determinare la possibile catena di trasmissione della malattia. Sono state poste trappole per zanzare per studiare in zone specifiche di Fano la consistenza della popolazione di zanzare e il grado di infettività e dopo le disinfestazioni già fatte nel territorio cittadino è previsto un nuovo intervento nei prossimi giorni come indicato in questi casi dal Piano Nazionale Arbovirosi.

L’aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità

A tracciare il bilancio nazionale è l’Istituto superiore di sanità: salgono a 572 i casi confermati di Dengue in Italia, riporta l’Iss, di cui 130 autoctoni, con il focolaio principale nella regione Marche, che ha visto nell’ultima settimana un calo del 93% dei casi segnalati rispetto a quella precedente. Dal 1 gennaio al 1 ottobre 2024 al sistema di sorveglianza nazionale risultano 442 associati a viaggi all’estero e 130 casi autoctoni, con il focolaio di dimensioni maggiori appunto nella Regione Marche mentre casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona di virus Dengue di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana. Dall’Iss sottolineano che “sono state attivate le misure di controllo della zanzara vettore (del genere Aedes) e di prevenzione per garantire la sicurezza di trasfusioni e trapianti nelle aree interessate come previsto nel Piano Nazionale delle Arbovirosi (consulta il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025”.



Source link

Maltempo in Italia: allerta arancione in 5 Regioni, gialla in altre 8, tante scuole resteranno chiuse



Peggiora la situazione maltempo sull’Italia. Oggi in allerta arancione Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria e Veneto; gialla per Abruzzo, Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna. Molte le scuole che rimarranno chiuse per precauzione specialmente in Toscana, nelle Marche e a Terni.

In Friuli Venezia Giulia segnalati allagamenti e frane

Frane nel comune di Stregna (Udine) lungo la sp47 della Val Erbezzo e allagamenti nell’Isontino sono stati segnalati alla sala operativa della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia a causa dell’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla regione. Dall’inizio della giornata di ieri – fa sapere la Protezione civile, che ha diramato l’allerta gialla – sono caduti da 20 a 60 millimetri di pioggia sul settore centro occidentale, da 40 a 150 mm sulla fascia orientale, con vaste zone dove i cumulati sono superiori ai 100 mm sulle Prealpi Giulie e le Valli del Natisone, oltre 90 mm a Lucinico (Gorizia). Il valore più elevato è stato registrato alla stazione di Malghe Mersino Matajur (Udine) con 155 mm. Sulla costa ha soffiato vento da sud sudovest sostenuto con raffiche fino a 60 km/h, a S. Pietro al Natisone sono stati sfiorati i 70 km/h.

Centro-nord Marche, scuole chiuse Ancona e altri comuni

Allerta arancione, idraulica e idrogeologica sul Centro-nord delle Marche dove sono previste precpitazioni diffuse e persistenti, anche a carattere di rovescio o temporale, più abbondanti nel settore centro settentrionale della Regione dove le cumulate potranno risultare puntualmente elevate. I Comuni si stanno preparando ad affronta la nuova ondata di maltempo con ordinanze di chiusure di scuole, università, parchi e cimiteri e raccomandando a tutta la popolazione di limitare, per quanto possibile, gli spostamenti durante l’emergenza meteorologica esclusivamente per quanto strettamente necessario. Hanno deciso la chiusra precauziona i comuni di Ancona, Senigallia, Osimo, Trecastelli , Fano e Falconara Marittima. A Falconara il comune ha messo a disposizione dei cittadini i sacchi di sabbia da posizionare davanti a ingressi di abitazioni, negozi, garage e aziende e ha raccomandato, in caso di alluvione, di limitare gli spostamenti, salire ai piani alti e non occupare locali interrati e sottopassi. Nel Pesarese provvedimento di chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado a Fano. I comuni stanno attivando i Coc per gestire la prevista emergenza di domani.

In Sardegna vento e temporali

Allerta maltempo in Sardegna per una perturbazione lampo di origine atlantica nella giornata con le prime piogge e temporali già dalla notte. La protezione civile regionale ha emesso un avviso di criticità ordinaria (codice giallo) sino alle 18, per rischio idrogeologico e idrogeologico per temporali sulla parte centro settentrionale (Montevecchio Pischinappiu, Tirso, Gallura e Logudoro) dell’isola, e per rischio idrogeologico nel Sulcis-Iglesiente.



Source link

Aumento delle accise sul gasolio, Assoutenti: «Sarebbe stangata da 3,1 miliardi»



«No all’ aumento delle accise per il gasolio. Sarebbe una stangata da 3,1 miliardi di euro sugli automobilisti». Lo afferma Assoutenti, che boccia l’ipotesi di rialzo delle accise sul gasolio previsto dal Piano strutturale di bilancio allo studio del governo. «Su ogni litro di gasolio acquistato dagli automobilisti italiani – spiega Assoutenti – il 56,1%, pari a 0,91 euro al litro ai prezzi attuali, se ne va in tasse a titolo di Iva e accise. Situazione anche peggiore per la benzina, dove la tassazione pesa per il 59,8%, pari a 1,04 euro per ogni litro di verde».

Le auto elettriche riducono il gettito delle accise sui carburanti

«Solo nel 2023 gli italiani hanno pagato un totale di 38 miliardi di euro a causa della tassazione (iva e accise) che grava sui carburanti venduti in Italia – spiega il presidente Gabriele Melluso – Oggi l’accisa sulla benzina è pari a 0,728 euro al litro, quella sul gasolio a 0,617 euro/litro: un eventuale allineamento delle accise sul gasolio al livello di quelle in vigore sulla benzina, farebbe aumentare il prezzo ai distributori ed equivarrebbe ad un maggior esborso paria 5,5 euro a pieno, determinando una stangata totale sugli automobilisti da 3,1 miliardi di euro all’anno, qualora i consumi di diesel si mantenessero ai livelli del 2023».

«Ribadiamo ancora una volta come, al netto delle speculazioni sui prezzi ai distributori che si registrano in alcuni periodo dell’anno, il governo debba intervenire sul fronte della tassazione sui carburanti applicando accise mobili in grado di compensare gli aumenti dei prezzi industriali attraverso una proporzionale riduzione del peso fiscale» conclude il presidente Gabriele Melluso.



Source link

Addio a Francesco Merloni, protagonista dell’industria e due volte ministro



Si è spento nel suo letto di Fabriano all’età di novantanove anni – pianto dalla famiglia, rimpianto dalla sua comunità e amato dagli amici imprenditori – Francesco Merloni. Il figlio di Aristide, il fondatore della dinastia Merloni che ha letteralmente inventato il mito della Terza Italia in quelle Marche lontane da tutto e capaci di costruire da zero l’industrializzazione del Boom Economico, è stato prima di ogni cosa un uomo di comunità. Imprenditore – con la specializzazione del ramo paterno lasciatogli dal padre trasformato nell’azienda modello di Ariston – ha scelto di unificare la meccanica e l’agricoltura, favorendo il mantenimento della radice contadina dei suoi operai, che l’economista Giorgio Fuà chiamava “metalmezzadri”.

In questo, ha perfettamente seguito la lezione di Aristide, il padre che è stato un piccolo Titano dell’economia italiana, ancora oggi avvolto dal mistero per la sua formidabile abilità industriale e commerciale e ricordato per la grande umanità e la spinta solidaristica. Visionario, Francesco Merloni ha avuto la forza – a differenza di tanti altri imprenditori di seconda generazione – di attraversare indenne la globalizzazione degli anni Novanta, anche grazie a un meccanismo di delega intra-famigliare e manageriale non soltanto formalistico, ma sostanziale.

Uomo di passione politica, non ha mai nascosto la sua visione di cattolico progressista, desideroso di tenere insieme la dottrina sociale della Chiesa e il profitto delle aziende e in grado, nonostante le mille contraddizioni del nostro tempo, di cogliere appieno la forza del capitalismo dal volto umano che segna – in mille province e in mille territori – il modello italiano.

Niente di paternalistico. Semmai, l’idea che sia possibile conciliare il borgo e il mondo, i luoghi distanti dalle metropoli e il potere istituzionale che, nelle grandi città, risiede. Non a caso, Francesco Merloni ha scelto di accettare l’incarico di Giuliano Amato, nella sua prima esperienza di governo, e di Carlo Azeglio Ciampi, presidente del Consiglio, quale ministro dei Lavori pubblici, negli anni cruciali compresi fra il 1992 e il 1994, quando l’Italia – fra Mani Pulite, crollo della Prima repubblica, crisi di finanza nazionale, attentati della criminalità organizzata – è stata più volte sull’orlo del baratro.

Ingegnere industriale, parlamentare nella Democrazia Cristiana negli anni Settanta (sei legislature), imprenditore e autore a oltre novant’anni di un bellissimo libro che è anche un testamento spirituale come “Il secolo dello sviluppo. Internazionalizzazione e coscienza territoriale”.



Source link

Incentivi per allungare l’età lavorativa, previdenza complementare da rafforzare



Incentivi per favorire la permanenza al lavoro di chi è prossimo alla pensione, a cominciare dai dipendenti pubblici. Rafforzamento della previdenza complementare, anche attraverso un nuovo intervento sul Tfr. E con un’attenzione specifica ai giovani. Che, con tutta probabilità, nel 2025 per raggiungere l’importo minimo del trattamento pensionistico richiesto per accedere al canale di pensionamento anticipato con 64 anni d’età e 20 di versamenti (3 volte quello dell’assegno sociale, destinato a tornare a 2,8 volte) potranno inglobare anche la “rendita” delle forme integrative. La rotta pensionistica tracciata dal Piano strutturale di bilancio, targato Meloni-Giorgetti, guarda prioritariamente alla sostenibilità del sistema previdenziale e, almeno per il momento, non prevede di allontanarsi troppo dalle coordinate tracciate a suo tempo dalla legge Fornero. Anche perché, come si evidenzia chiaramente nel documento, occorre fare immediatamente i conti con il cosiddetto “inverno demografico” e, di fatto, evitare nuove impennate della spesa pensioni. Che, a legislazione vigente, è destinata a mantenersi a quota 15,3% del Pil nel prossimo biennio, per poi risalire l’anno successivo al livello del 2024 (15,4%).

La sostenibilità del sistema

Lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti nell’introduzione del documento afferma a chiare lettere che il Piano «si concentra sulla sostenibilità del sistema pensionistico e sulla qualità del sistema sanitario». Nessuno spazio, dunque, a misure per favorire l’accesso al pensionamento, ma anzi la strada indicata dal Psb va nella direzione opposta. Una nuova riforma è però tutt’altro che esclusa, seppure in forma parziale. «Al fine di assicurare una partecipazione attiva al mercato del lavoro, in linea con le tendenze demografiche, il governo si impegna a introdurre modifiche sui criteri di accesso al pensionamento», si legge nel documento, in cui si sottolinea che «l’allungamento della vita lavorativa costituisce una necessità, condivisa da quasi tutti i Paesi avanzati, per la sostenibilità dei sistemi previdenziali».

Incentivi per la permanenza al lavoro

Di qui la decisione del governo di ricorrere in prima battuta a «incentivi alla permanenza nel mercato del lavoro». Si partirà, come è noto, dal pubblico impiego: «si prevede – si legge nel Psb – di rivedere e superare l’obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa». Potrebbe anche salire il requisito anagrafico per il pensionamento delle forze dell’ordine. Incentivi alla permanenza in attività dovrebbero essere previsti anche nel settore privato, sulla falsariga del bonus Maroni. Nel 2025 dovrebbero comunque essere prorogate Quota 103 “contributiva”, Ape sociale e Opzione donna. La previdenza complementare sarà rafforzata con una nuova fase di «silenzio-assenso» per il Tfr e con un meccanismo per la destinazione ai fondi pensione di almeno il 25% della liquidazione dei neo-assunti. Non dovrebbe scattare una nuova stretta per la perequazione delle pensioni.



Source link

Maratona 24Ore Podcast Live – Il Sole 24 ORE




Il primo 24Ore Podcast Live, un appuntamento del palinsesto ufficiale del Festival del Podcasting, dal Mudec a Milano.
Siediti, rilassati e inizia l’ascolto della maratona de Il Sole 24 Ore e Radio 24, in cui potrai ascoltare i podcast di 24Ore Podcast:

– L’altro zio Sam, con Angelica Migliorisi e Luca Salvioli
– Don’t tell my mom, con Matteo Caccia

Dalle 18.30 ci sarà la presentazione alla giuria di un pitch di tre podcaster indipendenti.
La diretta dell’evento si concluderà alle 19.30.



Source link

Milano-Cortina, intelligenza artificiale e app per le verifiche antimafia



L’intelligenza artificiale a presidio della legalità dei Giochi Olimpici e Paralimpici Milano Cortina 2026.

Simico, società partecipata dal Governo, che ha la funzione di realizzare le 100 opere dei Giochi invernali Milano-Cortina 2026 per un valore di oltre 3 miliardi di euro, ha presentato la banca dati funzionale al monitoraggio degli aspetti negoziali, procedurali e dei flussi finanziari. È stata inoltre introdotta un’applicazione web che permetterà di accelerare e controllare, in tempo reale, lo stato di avanzamento delle attività dei cantieri.

Milano-Cortina, Malago’: “Cronoprogramma? Eravamo indietro, ora siamo a buon punto”

Il protocollo legalità

Il progetto si è sviluppato a seguito della sottoscrizione del Protocollo quadro di legalità dal direttore della Struttura per la prevenzione antimafia, il prefetto Paolo Canaparo, e dall’amministratore delegato di Infrastrutture Milano-Cortina 2026 e Commissario straordinario, Fabio Massimo Saldini, con lo scopo di garantire legalità e trasparenza nell’intero ciclo di vita dei contratti di lavori, servizi e forniture connessi all’organizzazione e allo svolgimento dei Giochi.

Il Protocollo dà attuazione alle Linee guida per lo svolgimento dei controlli antimafia adottate dal Comitato di coordinamento per l’Alta sorveglianza delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari approvate dal Cipess, con cui sono state definite le misure per accelerare le procedure di controllo e di verifica antimafia al fine di garantire il rispetto dei tempi previsti per la realizzazione delle opere, mantenendo al contempo un elevato livello di vigilanza.

Simico, nelle sue funzioni di Stazione appaltante, ha attuato un monitoraggio dinamico attraverso l’istituzione di una banca dati contenente informazioni costantemente aggiornate sugli esecutori e le attività affidate, nonché i settimanali di cantiere o sub-cantiere, assicurando la regolarità e la continuità del flusso dei dati e delle informazioni nei riguardi della Struttura e delle altre Autorità di vigilanza.



Source link

Stretta al telemarketing selvaggio: arriva il codice di condotta



Stretta al telemarketing selvaggio: arriva il «Codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling» con cui il Garante della privacy punta a mettere un argine alle telefonate indiscriminate dopo l’ondata di reclami e lamentele delle famiglie che si erano affidate al Registro delle opposizioni poi aggirato dagli operatori.

Le novità

Fra le novità, una stretta alle sanzioni di chi viola la privacy dei cittadini, nuovi obblighi per società committenti e call center, telefonate da numeri identificabili e solo dalle 9 alle 20, mai nei giorni festivi.

Il codice

Il Codice, varato in collaborazione con associazioni di committenti, call center, teleseller, associazioni di consumatori, prevede per le società aderenti l’impegno a misure specifiche per garantire la correttezza e la legittimità dei trattamenti di dati svolti lungo tutta la “filiera” del telemarketing. Dovranno – spiega il Codacons, associazione capofila nella lotta al telemarketing selvaggio – raccogliere consensi specifici per le singole finalità. Informare le persone contattate sull’uso dei loro dati, assicurando il pieno esercizio dei diritti.

Prevista una valutazione di impatto nel caso di trattamenti automatizzati. Il contratto con l’affidatario del servizio – sottolinea il Codacons – deve espressamente prevedere «un meccanismo sanzionatorio, sotto forma di penale e mancata corresponsione o annullamento della provvigione, per ogni contratto predisposto in assenza di un contatto legittimo. Resta ferma la possibilità del committente di risolvere il contratto, nonché di prevedere altre tipologie di penali».

A difesa dei cittadini

Protezione per i committenti, dunque. A difesa dei cittadini arrivano argini: i call center dovranno utilizzare esclusivamente numerazioni richiamabili o identificabili, e non contattare prima delle 9.00 e dopo le 20.00 dal lunedì al venerdì; prima delle 10.00 e dopo le 19.00 il sabato o i giorni prefestivi; la domenica o i giorni festivi. Dovranno inoltre essere in grado di fornire agli interessati, nel corso della telefonata e senza eccezioni, informazioni sul trattamento dei dati personali e sulle modalità di esercizio dei diritti. Il Codice punta anche a contrastare il “sottobosco” dei call-center abusivi con sanzioni e penali. Tra gli obblighi a carico del committente arrivano le procedure di “prequalifica”, al fine di verificare l’adeguatezza delle garanzie offerte dal fornitore e la conformità agli standard indicati dal Codice. «Il telemarketing selvaggio continua ad essere una piaga in Italia – afferma il responsabile privacy del Codacons, Gianluca Di Ascenzo – Con questo Codice di Condotta sarà possibile almeno in parte arginare il fenomeno».



Source link

Isernia, Belluno e Savona le più Naturali d’Italia”



Sono Isernia, Belluno e Savona i tre capoluoghi più naturali d’Italia. La classifica stilata dalla società nature tech 3Bee mette in luce le città che si distinguono per la loro capacità di mantenere un ambiente ricco di biodiversità, attraverso un indicatore di performance che misura l’abbondanza media di specie correlata all’uso del suolo (Msa Land Use). In queste tre città l’indicatore dell’integrità della biodiversità locale utilizzato per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale risulta superiore a 0.9.

Queste città sono situate in regioni che beneficiano di un’ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono a favorire il mantenimento della biodiversità. Al quarto e al quinto posto, con valori intorno allo 0.89, ci sono L’Aquila e Ascoli Piceno che beneficiano della vicinanza a vasti parchi naturali, rispettivamente il Parco Nazionale del Gran Sasso e quello dei Monti Sibillini. La complessità morfologica delle aree circostanti, caratterizzate da montagne, ricca vegetazione e fiumi, contribuisce a preservare una diversità significativa di specie, mitigando le pressioni derivanti dall’urbanizzazione.

LE CITTÀ PIÙ NATURALI

Loading…

Dal sesto al decimo posto della classifica, si incontrano Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa, e Messina si distinguono per un Msa Lu compreso tra 0.85 e 0.87. Ciò è dovuto a una combinazione di copertura vegetale significativa e varietà di habitat, che includono aree costiere e montane, permettendo alle città sopra menzionate di mantenere un’elevata biodiversità.

Criticità nelle città più grandi

Le grandi città italiane mostrano significative criticità in termini di biodiversità. Milano (con un indicatore di 0.43) è posizionata al 98° posto e soffre particolarmente a causa della grande cementificazione e della scarsa copertura vegetale, elementi che riducono drasticamente la resilienza ecologica della città. Roma, al 66° posto (0.57), pur vantando numerosi parchi storici, è penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat, che contribuiscono a limitare la connettività ecologica e la capacità della capitale di sostenere una biodiversità ricca. Torino (91° posto), Napoli (92° posto) e Catania (93° posto), con un indicatore Msa Lu che si aggira intorno allo 0.47, affrontano problemi simili: l’urbanizzazione intensa e la cementificazione. Mancanti i dati relativi alla gestione delle aree verdi che potrebbe, in caso di negligenza, contribuire a una biodiversità limitata in queste città.

L’azione dell’uomo e il rischio climatico

La classifica delle città più naturali d’Italia è stata elaborata dalla nature tech 3Bee tramite l’applicazione parziale della nuova piattaforma di monitoraggio della biodiversità interamente sviluppata dallo stesso team. I processi e protocolli su cui si basa la piattaforma 3Bee sono stati sviluppati in collaborazione con Esa (Agenzia spaziale europea): i dati satellitari da cui viene tratto l’indicatore di performance scattano una fotografia riferita al 2020. «Gli standard utilizzati – afferma Niccolò Calandri, ceo di 3Bee – sono riconosciuti dall’Onu: in base al tipo di suolo è possibile stimare quante specie sono presenti in un determinato punto, siano esse piante, animali o microbi. In pratica l’indice finale restituisce quanto una provincia si è urbanizzata oppure quanto pressione viene generata a causa dell’agricoltura. Sono queste le due principali variabili che incidono sulla biodiversità».



Source link

Contratti di produttività per 5 milioni di lavoratori



Quasi cinque milioni di lavoratori coinvolti, 4.821.320 per la precisione, ai quali è corrisposto un importo medio annuo di circa 1.500 euro (1.498,62 euro). I premi di produttività continuano a correre, anche grazie alla tassazione al 5% (anziché 10%) prevista fino a fine anno, e che il governo Meloni è pronta a confermare anche nella prossima manovra. Ma procediamo con ordine. Al 16 settembre, secondo il report appena pubblicato dal ministero guidato da Marina Calderone, sono 17.114 i contratti attivi presso la banca dati ministeriale, il 16,7% in più rispetto alla stessa data del 2023, quando ci si attestava a 14.667.

Degli oltre 17mila contratti registrati dal report del Lavoro, 10.613 sono stati depositati tra gennaio e la prima metà di settembre 1.056 soltanto tra agosto e la prima metà del mese in corso. Numericamente i contratti aziendali rappresentano ancora la quota maggiore sul totale (14.029) ma, in termini percentuali, sono quelli territoriali a far segnare l’incremento maggiore rispetto al 2023, con una crescita del 39,7% sullo scorso anno (da 2.209 a 3.085 alla data del 16 settembre).

Al Nord oltre il 70% dei patti sottoscritti

I contratti attivi si propongono di raggiungere obiettivi diversi: 13.723 di produttività, 10.704 di redditività, 8.443 di qualità, mentre 1.574 prevedono un piano di partecipazione e 10.218 misure di welfare aziendale. Industria e servizi si confermano i settori economici dove sono maggiormente presenti contratti di secondo livello che prevedono premi di produttività. A livello territoriale, prendendo a riferimento i 17.114 contratti attivi, il 74% interessa il Nord Italia, a seguire, 16%, il Centro e il restante 10% riguarda il Sud.

Se guardiamo invece la dimensione aziendale, il 47% delle realtà che fa contrattazione legata a premi e welfare ha un numero di dipendenti inferiore a 50, il 15% si attesta tra 50 e 99 dipendenti, il 38% è una grande aziende, con oltre 100 addetti.

Venendo a lavoratori coinvolti e importi erogati, i quasi cinque milioni di beneficiari si suddividono tra 3.430.822 soggetti riferiti a contratti aziendali e 1.390.498 a contratti territoriali. Il valore annuo medio del premio, come detto, risulta pari a 1.498,62 euro, di cui 1.713,66 euro riferiti a contratti aziendali e 730,79 euro a contratti territoriali.



Source link