Supereoi, tutti sentinelle del web per proteggere i minori dai pedofili in rete



La battaglia contro la pedopornografia non ha mai tregua. E gli investigatori sono costretti a risalire la corrente del web nero per fermare gli orchi in rete. Quelli che avvicinano bambini e bambine innocenti fingendosi minori per adescarli, instaurare una relazione intima e abusarne. È stata inaugurata nella Galleria Alberto Sordi di Roma la mostra fotografica “Supereroi – Proteggiamo i bambini insieme”, un viaggio nel cuore della battaglia contro il web nero organizzata dalla Polizia di Stato, grazie agli operatori della Polizia postale, con l’obiettivo di contrastare la pedopornografia, l’abuso e l’adescamento in rete di minori. Per far capire a ragazzi, famiglie, docenti e gente comune che la prevenzione è l’arma che salva le potenziali vittime. Per far conoscere il lavoro dei poliziotti che lavorano sotto copertura e rappresentano le volanti del web, che silenziosamente controllano il mondo virtuali e ne svelano le spine.

Immagine della mostra fotografica “Supereroi” della Polizia di Stato, a cura di Ester Lo Feudo, Marco Domizi e Giovanni Marcellino

La mostra nasce dall’operazione Luna Park

L’esposizione, curata da Ester Lo Feudo, Marco Domizi e Giovanni Marcellino, che nasce da un’operazione reale della Polizia postale. «Questa mostra – spiega in una videointervista al Sole 24 Ore Marco Domizi, assistente capo coordinatore della Polizia – nasce dopo un’indagine denominata Luna Park che ha portato all’arresto di centinaia di pedofili in tutto il mondo. Io e altri due colleghi abbiamo deciso di voler sensibilizzare tutta la comunità educante, la comunità dei cittadini, i nonni, le forze dell’ordine su queste tematiche».

Combattere l’adescamento online

L’obiettivo dichiarato era quello di creare qualcosa che arrivasse alla pancia della gente, per far diventare tutti supereroi, per contrastare questi crimini abominevoli. Le foto catturano da una parte l’innocenza compromessa dei bambini e dall’altra la corruzione che li avvolge online: un occhio che spia i bambini, una bimba che piange con l’orco con la barba che la invita al silenzio, i consueti giochi dei bambini che si tingono di nero, l’ombra che trascina via una bimba. Scatti per invitare a riflettere sull’importanza di combattere l’adescamento online.

Reati su minori in crescita, boom di maltrattamenti in famiglia

Tutti devono vestire i panni dei supereroi

Ricordando a tutti che a vestire il ruolo di supereroi devono essere tutti gli adulti e la comunità educante, con l’obiettivo di ridurre i rischi dei minori. Scatti per ricordare che la prevenzione salva le potenziali vittime. «Il web per i bambini, per le ragazze è molto pericoloso. Bisogna avere tanta consapevolezza e sicuramente avere diffidenza. Secondo me – sottolinea Domizi – queste sono due parole chiave, soprattutto quando l’accesso alle piattaforme online avviene in età molto precoce, come purtroppo spesso oggi accade».

Immagine della mostra fotografica “Supereroi” della Polizia di Stato, a cura di Ester Lo Feudo, Marco Domizi e Giovanni Marcellino

L’altalena emotiva delle piccole vittime

La mostra da una parte rappresenta l’altalena emotiva che provano i bambini inconsapevoli adescati on line e dall’altra le emozioni contrastanti degli investigatori costretti a risalire la corrente dell’orrore per arrestare i pedofili in rete. Lavorando spesso sotto copertura per mettere al servizio della giustizia le loro competenze informatiche, pulendo quel mondo tinto di nero, il darl web. Ammanettando gli adulti che si fingono spesso coetanei dei minori per instaurare un rapporto di fiducia.



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Giorgetti: «Revisione Istat rende più difficile +1% Pil 2024. Nuovi valori catastali se usati bonus edilizi»




Economia in linea ma guerra aumenta incertezza

«La presentazione di questo nuovo documento – ha ricordato Giorgetti in audizione – avviene in un momento caratterizzato da tendenze contrastanti: se da un lato l’andamento delle variabili economiche appare complessivamente in linea con le attese, dall’altro l’allargamento dei conflitti in atto, in particolare nel Medio Oriente sta aumentano ulteriormente l’incertezza che caratterizza lo scenario economico globale».

Revisione Istat rende più difficile +1% Pil 2024

Per quanto riguarda la crescita, il ministro ha detto che «la recente revisione delle stime trimestrali annuali da parte dell’Istat, pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’1% per l’anno in corso. I nuovi dati trimestrali, pur avendo un probabile impatto sulla lettura finale del 2024, non suscitano preoccupazioni per gli anni seguenti», ha aggiunto.

Revisione catasto su immobili migliorati con bonus edilizi

Tra le riforme del Psb, ha detto il responsabile del Mef, c’è anche «l’aggiornamento degli archivi catastali che dovrà includere le proprietà ad oggi non censite e valori catastali rivisti per quegli immobili che hanno conseguito un miglioramento strutturale, a seguito di interventi di riqualificazione finanziati in tutto o in parte da fondi pubblici».

Giorgetti ribadisce, sacrifici li devono fare tutti

Per quanto riguarda il tema di dove reperire le risorse per la copertura della prossima manovra, «sacrifici per tutti – ha ribadito Giorgetti -: chi avesse avuto la pazienza di sentire questa intervista, avrebbe visto che non ho rettificato proprio niente, ho risposto che i sacrifici li devono fare tutti, non solo gli operai, tanto è vero che a queste persone che sopportano questi sacrifici abbiamo già dato il taglio del cuneo mai visto in epoca recente. Non mi piace la disinformazione, possono cadere le Borse, ma si deve fare un’analisi politica, Salvini ha perfettamente compreso quello che volevo dire». Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione sul Psb, rispondendo alle domande.

Giorgetti cita Keynes, valutazione per gestione efficace risorse

«Poco più di un secolo fa, John Maynard Keynes faceva notare che “Consideriamo naturali, permanenti, sicuri, alcuni dei più singolari e temporanei dei nostri vantaggi recenti, e ci regoliamo nei nostri piani di conseguenza”. Ogni intervento di politica di bilancio deve essere attentamente valutato e collocato nel contesto in cui è introdotto e successivamente mantenuto», ha affermato Giorgetti concludendo con una citazione il suo intervento sul Psb in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato. «Solo in questo modo – ha aggiunto – sarà possibile assicurare un’efficace gestione delle risorse e un aggiustamento dei conti utile a migliorare la reputazione e l’attrattività dell’Italia e, di conseguenza, garantire la stabilità dei “nostri vantaggi”».



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Tfr statali, le simulazioni: così si perdono da 17mila a 41mila euro



Cgil nazionale, Fp, Flc e Spi in una nota congiunta lanciano l’allarme. Il differimento del pagamento del Trattamento di fine servizio (Tfs) e del Trattamento di fine rapporto (Tfr) ha causato e continua a causare ai dipendenti pubblici pesanti perdite economiche, che complessivamente possono arrivare a cifre che vanno dai 17 mila ai 41mila euro.

Le simulazioni del sindacato

Secondo le simulazioni effettuate dal sindacato, infatti, i lavoratori che hanno cessato nel 2022 per pensionamento anticipato (42 anni e 10 mesi, uno in meno per le donne), con una retribuzione di 30.000 euro, a fronte di un Tfs nominale di 86.000 euro, subiscono una perdita complessiva di 17.958 euro. Questa perdita è il risultato di una doppia penalizzazione: da un lato, l’inflazione ha ridotto il valore reale delle somme percepite tra la cessazione e la liquidazione del Tfs; dall’altro, il mancato rendimento che questi importi avrebbero potuto generare se fossero stati investiti al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Le perdite aumentano proporzionalmente con l’aumento della retribuzione, arrivando a 25.310 euro per chi percepiva uno stipendio di 40.000 euro e a 41.290 euro per chi guadagnava 60.000 euro.

Il report prende inconsiderazione tre casi di soggetti cessati al 30 novembre 2022 per pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi, con retribuzioni diverse alla cessazione: 30mila euro, 40mila euro e 60mila euro.

Prima ipotesi: retribuzione alla cessazione di 30mila euro (Tfs maturato: 86mila euro)

La prima rata a gennaio 2025 dopo i primi 24 mesi dalla cessazione del servizio (30 novembre 2022), importo pari a 50mila euro (trascorsi 25 mesi). La seconda rata a gennaio 2026 dopo 12 mesi dalla prima rata, importo pari a 36mila euro. Qundi, osserva l’indagine, a fronte di una cessazione dell’attività lavorativa al 30 novembre 2022 viene incassato un Tfs pari a 86.000, su due rate, la prima a gennaio 2025 e l’altra a gennaio 2026. Considerando l’inflazione che si è determinata nel biennio 2023/2024, rispettivamente 8,1% e 5,4%, che sono da considerarsi cumulate, il sindacato stima gli effetti, considerando per il 2024 (e gli anni successivi) un’inflazione pari all’1,5%. Prima rata gennaio 2025, importo nominale 50mila euro; inflazione cumulata 2023-2024: 13,98 per cento. Questo, osserva ancora il sindacato, significa che, nel biennio tra la cessazione dal servizio e il pagamento della prima rata, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto del denaro di quasi il 14%. L’importo reale, che tiene conto dell’inflazione, si riduce a 43.010 €. Questo indica che il dipendente percepirà formalmente 50.000 €, ma il valore effettivo del denaro sarà inferiore di circa 6.990€ rispetto a quanto sarebbe stato senza l’inflazione. Si passa poi alla seconda rata, gennaio 2026. Importo nominale 36mila euro, inflazione cumulata 2023-2025: 15,75. In questo caso, oltre all’inflazione del 2022 e 2023, si aggiunge anche quella stimata per il 2024 (1,5%), portando il tasso di inflazione cumulata al 15,75%. L’importo effettivo della seconda rata, in termini di potere d’acquisto, si riduce a 30.330 euro. Il dipendente perderà così circa 5.670 euro in termini reali rispetto al valore nominale. Su un importo nominale di Tfs pari a 86.000 euro, la perdita complessiva in termini di potere d’acquisto dovuta all’inflazione determina un Tfs reale pari a 73.340 euro con una perdita di 12.660 euro.

Seconda ipotesi: retribuzione alla cessazione di 40mila euro (Tfs maturato: 114.667 euro)

Per un importo nominale di 114.667 euro, la perdita complessiva in termini di potere d’acquisto dovuta al differimento e all’inflazione è di 17.415 euro, portando l’importo reale del Tfs a 97.252 euro.



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Al via Women on Board, un progetto di formazione per favorire l’inserimento delle donne nei Cda




Per Stefano Cuzzilla, presidente Cida «le governance miste, in cui è garantita un’equa presenza dei generi, sono le più efficaci e stanno dimostrando una maggiore resilienza quando si verifica una crisi. È necessario avere a disposizione competenze complementari per prendere le decisioni migliori. Questo si ripercuote positivamente anche sull’organizzazione aziendale. Nel nostro Paese, dove lavora soltanto una donna su due, dove soltanto il 28% dei manager è donna, dobbiamo rimuovere tutti fattori economici, sociali e soprattutto culturali che sono ostacolo all’affermazione della parità nel mondo del lavoro».

In Sardegna più donne nei Cda, la Basilicata primeggia per i board maschili

Tornando all’indagine di Federmanager, considerando tutti i componenti dei cda, le donne pesano a livello nazionale in media il 20,2%, toccando il massimo 22,6% in Sardegna e il minimo 16,4% in Trentino-Alto Adige. In Lombardia sono il 19,9% e in Lazio il 21,9%. Il buon posizionamento di alcune regioni del Mezzogiorno è <<spiegabile con il limitato numero di aziende e la forte presenza di aziende familiari che privilegiano una governance speculare>>.

Di contro, a livello territoriale la Basilicata primeggia tra le regioni con cda solo maschili (77,4%) e il Piemonte arriva ultimo (60,7%), il Lazio (16%) primeggia tra quelle con cda con sole donne e Valle D’Aosta e Veneto (8%) sono le maglie nere. Il Piemonte è al primo posto per aziende con cda misti (39,3%).

Il quadro normativo

Tutto ciò nonostante i passi compiuti a livello di quadro normativo, con la Legge 12 luglio 2011, n. 120, (c.d. Legge ‘Golfo-Mosca’) e il D.P.R. 30 novembre 2012, n. 251 che hanno introdotto obblighi di ‘equilibrio di genere’ negli organi di amministrazione e di controllo delle società controllate dalle Pubbliche Amministrazioni e delle società italiane quotate secondo il criterio delle “quote” . Per il primo mandato la quota riservata al genere meno rappresentato è pari ad almeno un quinto del numero dei componenti dell’organo, che sale al 33% per i successivi mandati.

La novità è rappresentata dalla Direttiva 2022/2381, che si applica ai Cda delle società quotate: entro il 30 giugno 2026 gli appartenenti al sesso sotto-rappresentato dovranno occupare almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e almeno il 33% di tutte le posizioni di amministratore (con o senza incarichi esecutivi). Il raggiungimento di questo target rappresenta una sfida importante per molte società



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Mattarella: «Ferma condanna per l’attacco del 7 ottobre. Ora serve il cessate il fuoco»



«Occorre una definitiva soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti. Ciò è indispensabile per garantire pace e sicurezza durevoli ai due popoli e all’intera regione, e per evitare che l’ostilità, l’avversione e il risentimento accumulatisi in questi mesi producano in tutto il Medio Oriente nuove e sempre più drammatiche esplosioni di violenza. È una responsabilità che, se compete, in primo luogo, a israeliani e palestinesi, deve vedere attivi tutti i popoli amanti della pace, affinché l’orrore del passato non si ripeta». Lo ha affermato Sergio Mattarella nel ricordare la strage del 7 ottobre.

Popolazione Gaza deve essere sottratta a guerra

Mattarella ha proseguito: «Profonda è la preoccupazione per la condizione dei civili a Gaza, la cui popolazione ha patito indicibili lutti e sofferenze e ha diritto ad essere sottratta alle distruzioni e alla violenza della guerra».

Immediato cessate il fuoco

Il Capo dello Stato ha poi aggiunto: «Ferma condanna e forte indignazione ha suscitato, in Italia e nel mondo, il barbaro attacco condotto da Hamas contro inermi cittadini israeliani lo scorso 7 ottobre 2023. A un anno di distanza, grande è la vicinanza e la solidarietà della Repubblica Italiana al popolo israeliano così ignobilmente colpito. Nel deplorare nuovamente quel brutale atto terroristico, partecipiamo con commozione al dolore delle famiglie delle vittime e rinnoviamo l’appello affinché le persone prese crudelmente in ostaggio con pratica disumana, vengano liberate e possano ricongiungersi ai loro familiari. L’Italia sostiene convintamente il diritto di Israele alla propria esistenza in pace e sicurezza e alla difesa dagli attacchi, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario. È più che mai necessario giungere a un cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno ad oggi e scongiurare l’allargamento del conflitto, prospettiva che gli accadimenti recentissimi rendono purtroppo vicina e concreta».

Massima allerta per il 7 ottobre a Roma

Massima attenzione domani, 7 ottobre, a Roma in occasione del primo anniversario dell’attacco di Hamas in Israele. Sotto la lente tutta l’area del ghetto dove domani mattina si svolgerà in sinagoga la cerimonia commemorativa alla presenza della premier Giorgia Meloni.

Misure di sicurezza

Nella capitale le misure di sicurezza attorno agli obiettivi sensibili della comunità ebraica erano state già ulteriormente sensibilizzate nei giorni scorsi alla luce della situazione in Medio Oriente, dei recenti episodi di stampo antisemita e dei cortei pro Palestina annunciati a ridosso dell’anniversario del 7 ottobre.



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Ciriani nega manovra drastica e aumento tasse”




L’espressione sacrifici per tutti usata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti «significa semplicemente che l’epoca dei soldi usati allegramente, gettati della finestra, dei superbonus in chiave elettorale si è chiusa definitivamente. Questa epoca è chiusa, i soldi sono pochi e vanno usati attentamente. E’ iniziata l’epoca della responsabilità e tutti sono chiamati al senso di responsabilità”. Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, intervistato ’Il caffè della domenica’ a Radio 24 rassicurando: “Non sarà una manovra lacrime e sangue” e “voglio rassicurare tutti: noi non siamo il governo delle tasse e dell’aumento delle tasse”.

Alla domanda se anche in Italia ci siano le intenzioni per introdurre una patrimoniale come in Francia, Ciriani ha risposto: “Fortunatamente non siamo in Francia e non abbiamo i problemi enormi che hanno il governo e la politica francesi. Fortunatamente le nostre previsioni di crescita sono buone, l’economia sta bene, nonostante un quadro molto difficile negli ultimi anni. La patrimoniale non è assolutamente all’orizzonte e contraria ai nostri principi”.

Quanto ai tempi della manovra, Ciriani ha spiegato: “Purtroppo negli ultimi anni, per colpa un po’ di tutti, una Camera ha sempre fatto da notaio senza avere la possibilità di approfondire la legge di bilancio. Il mio compito e la mia speranza è che questa volta si possa consentire sia alla Camera che al Senato di poterla esaminare con calma. Vedremo se questo sarà possibile. Adesso il 9 ottobre viene approvato il Piano strutturale di bilancio e poi alla fine del mese viene inviata alla Camera e poi al Senato la nuova legge di bilancio. Faccio appello a tutti, affinché sia alla Camera che al Senato i gruppi, maggioranza e opposizione possano fare un lavoro calmo e approfondito”.



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Studio: «Nel cervello micro e nanoplastiche pari a un terzo di una bottiglia»



Le microplastiche sono ormai ovunque nel corpo umano. Le concentrazioni più elevate sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello: i livelli di micro e nanoplastiche rilevate in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.

Lo evidenzia una ricerca commissionata da Vera studio a un gruppo di esperti dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. La ricerca, condotta da Raffaele Marfella, del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche avanzate, Pasquale Iovino, del dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche, e da Francesco Prattichizzo, dell’Irccs MultiMedica, polo scientifico e tecnologico di Milano, sintetizza le fonti di esposizione alle micro e nanoplastiche, le tipologie di queste particelle e le associazioni patologiche connesse.

La plastica nel cervello al Planetary health festival

I risultati sono stati presentati al Planetary health festival – Il festival italiano della salute planetaria che si è chiuso il 5 ottobre 2024 a Verona. Le micro e nanoplastiche riscontrate più frequentemente provengono da materiali ampiamente utilizzati nella vita quotidiana, come contenitori per bevande e alimenti, tubature per l’acqua e tessuti sintetici come nylon e poliestere.

Al via la Wwf Blue Panda week per proteggere il Mediterraneo

Questi materiali – spiegano i ricercatori – rappresentano fonti difficili da quantificare, poiché sono presenti nell’aria (sia interna che ambientale), nell’acqua (soprattutto in bottiglia), nel cibo confezionato e nei prodotti per la cura della pelle. Fra questi, le bustine di tè in nylon e i biberon che, a seguito dell’esposizione al calore, come nel caso dell’utilizzo del microonde, possono rilasciare grandi quantitativi di particelle potenzialmente dannose per l’organismo.

“In alcuni casi- sottolinea Marfella -è stata dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer”.



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«Basaglia in scatti», la rivoluzione della salute mentale nella mostra inaugurata al MiC



«Basaglia, 100 fotografie per i 100 anni dalla nascita. Dal manicomio alla cura». È il titolo dell’esposizione inaugurata presso la Sala dell’Emeroteca al ministero della Cultura, alla presenza degli studenti del Liceo Newton di Roma. L’iniziativa si deve al Dipartimento di Salute mentale della Asl Roma 2, con il patrocinio del MiC, ed è collocata nell’ambito di Ro.Mens, il Festival della Salute mentale per l’inclusione sociale e contro il pregiudizio giunto ormai alla sua terza edizione, sempre con il patrocinio Rai e in collaborazione con l’assessorato alle Politiche sociali e alla Salute di Roma Capitale.

La riforma legislativa del 1978

Nel suo saluto il commissario straordinario della Asl Roma 2, Francesco Amato, ha definito l’opera di Basaglia come «straordinario esempio di innovazione in sanità, consentendo di non dimenticare che prima di tutto viene sempre la persona con i suoi bisogni». Fu decisivo il suo apporto nella riforma legislativa del 1978 che ha sancito la soppressione degli ospedali psichiatrici e la trasformazione dell’assistenza psichiatrica sul territorio. Per Salvatore Falco, della segreteria tecnica del ministro, l’iniziativa «non è solo un tributo a Franco Basaglia, ma diventa una voce visiva contro lo stigma e una chiamata all’azione per la prevenzione e la consapevolezza».

Caroppo (Asl Roma 2): prevenire attraverso la cultura

«Non solo fotografie ma anche musica e ogni altra forma d’arte, sono importanti per promuovere la salute mentale», aggiunge Emanuele Caroppo del Dipartimento di Salute Mentale e tra i promotori del brano proiettato in Emeroteca e diventato bandiera della terza edizione di Ro.mens «Nessuno è normale» interpretato da musicisti del calibro di Mariella Nava. «Il senso è quello di favorire la prevenzione attraverso la cultura. Il dolore umano, la sofferenza della mente non poteva rimanere dentro un manicomio. Non era giusto per le persone, non era giusto per la scienza».

I tempi della mostra

Con cento scatti realizzati da Gian Butturini, Carla Cerati e Patrizia Riviera, l’esposizione, a cura di Gigliola Foschi e Associazione Gian Butturini, rimarrà aperta dal 7 al 10 ottobre 2024, Giornata mondiale della saluter mentale. L’accesso è gratuito previa prenotazione.



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da simbolo del boom economico a smart road del futuro”



Le opere pubbliche segnano spesso un’epoca. E l’autostrada del Sole Milano-Napoli è una di quelle. Oggi, questa grande infrastruttura compie sessant’anni, essendo stata inaugurata a Firenze il 4 ottobre 1964, dopo 8 anni di lavori, dall’allora presidente del Consiglio, Aldo Moro (Dc). Sebbene sia stata costruita oltre mezzo secolo fa, l’autostrada, conosciuta anche come A1, rimane la più lunga d’Italia, con una distanza coperta superiore ai 700 chilometri. Fin da subito questa arteria ha rappresentato la spina dorsale del Paese. All’epoca, l’investimento superava i 100 miliardi di lire, un ammontare enorme per quei tempi, tale da rendere l’autostrada del Sole il più grande progetto infrastrutturale dell’Italia dalla fine della guerra. Tra i finanziatori dell’opera c’era anche Mediobanca in pool con altri 18 istituti.

La rinascita italiana del dopoguerra

Dopo la sua inaugurazione, l’autostrada si è fatta presto interprete della rinascita italiana del dopoguerra. L’Italia stava vivendo il miracolo economico, un boom che la trasformava in una potenza industriale e insieme traghettava milioni di persone nella classe media. Proprio come molti acquistavano la loro prima macchina, divenuta il simbolo di questa emancipazione, così percorrevano questa nuova via per scoprire il Paese, caricando l’autostrada del Sole di un significato particolare. «L’autostrada rappresentava il futuro», ha scritto lo storico Ernesto Galli della Loggia.

Fu aperta progressivamente

Questa meraviglia della mobilità ha infatti contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’economia italiana. Unendo il Nord con il Sud, ha facilitato la movimentazione delle merci permettendo ai camion di impiegare un giorno piuttosto che i due tradizionali per raggiungere le due estremità del Paese. Questo taglio sul costo dei trasporti e, di conseguenza, sul prezzo delle merci, ha contribuito a migliorare la qualità di vita degli italiani. Durante gli otto anni impiegati per costruire l’opera, l’autostrada è stata aperta progressivamente, una sezione alla volta. La prima tratta risale al 1959 ed è quella che va da Milano a Bologna. Dopo aver superato la parte più insidiosa tra Bologna e Firenze, che attraversa le valli profonde dell’Appennino, l’autostrada del Sole è stata infine completata nel 1964.

I progetti futuri

Ora però è il momento di guardare al futuro. Autostrade per l’Italia (Aspi), il concessionario della A1, continua a investire sull’autostrada del Sole per ammodernarla e ampliarla in corrispondenza dei grandi nodi nevralgici, in alcuni casi giunti a saturazione. Tra i progetti più significativi, il potenziamento del tratto tra Barberino e Incisa, in Toscana e i primi 100 chilometri di smart road tra Firenze Sud e il nodo urbano di Bologna. Un nuovo modo, quest’ultimo, di concepire la mobilità, che proietta le autostrade nel futuro, grazie all’interconnessione tra veicoli e infrastrutture, considerando le strade, i veicoli e gli utenti parti di un unico spazio interconnesso.



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Dengue: dal focolaio di Fano al resto d’Italia, ecco l’ultimo bilancio dell’Iss



La buona notizia è che il focolaio di dengue nel territorio di Fano, Marche, starebbe perdendo mordente. A oggi i casi sono in tutto 119 nella città marchigiana. Tutti autoctoni, registrati in seguito al focolaio del virus trasmesso unicamente da zanzare Tigre, come tengono a sottolineare dalla Regione. Di questi, 105 sono casi confermati e 14 “probabili”. Inoltre, come comunicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria Marche, “le ultime catture non hanno evidenziato la presenza di virus nelle zanzare, come era invece stato rilevato nei giorni precedenti”.

A tracciare il bilancio per il focolaio di Fano è stata giovedì 3 ottobre l’ultima riunione del Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie (Gores) a cui hanno partecipato esperti di vari settori, sia regionali che della azienda sanitaria territoriale di Pesaro Urbino. Si è fatto il punto sull’evoluzione della situazione, che mostra “un trend in diminuzione – rilevano gli esperti – con casi sporadici negli ultimi giorni e la curva di incidenza, che si basa sulla data di inizio sintomi, al momento in fase discendente”. In ogni caso il monitoraggio resta attento, anche a fronte dell’espandersi del virus contro cui l’Organizzazione mondiale della sanità proprio in questi giorni ha lanciato un Piano di contrasto da 55 milioni di dollari da attuare entro settembre 2025. Segno che il pericolo di diffusione c’è, anche in zone non ‘sospette’ come l’Italia.

Le misure a Fano

Nel territorio marchigiano sono state messe in atto tutte le misure di sanità pubblica previste in questi casi, come da indicazioni del Piano nazionale Arbovirosi e della circolare del ministero della Salute per i casi confermati con esposizione autoctona, quindi senza storie di viaggi all’estero in zone endemiche. E intanto continuano le indagini epidemiologiche per definire le caratteristiche dei casi e le indagini entomologiche con il posizionamento di trappole per zanzare.

Tutte le attività messe in campo sono state avviate in stretta collaborazione tra i Servizi di Prevenzione umana e veterinari ed è stata potenziato il sistema di sorveglianza, sensibilizzando i medici ospedalieri e territoriali, medici di medicina generale e Pediatri per l’individuazione di pazienti con criteri clinici compatibili con infezione da virus Dengue. Inoltre, tutti i casi sono stati approfonditi e segnalati nella piattaforma della sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori istituita presso l’Istituto superiore di Sanità. Il Laboratorio di riferimento regionale, il Servizio di Virologia dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, ha analizzato i campioni per la definizione dei casi e sta procedendo allo studio delle sequenze virali, per determinare la possibile catena di trasmissione della malattia. Sono state poste trappole per zanzare per studiare in zone specifiche di Fano la consistenza della popolazione di zanzare e il grado di infettività e dopo le disinfestazioni già fatte nel territorio cittadino è previsto un nuovo intervento nei prossimi giorni come indicato in questi casi dal Piano Nazionale Arbovirosi.

L’aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità

A tracciare il bilancio nazionale è l’Istituto superiore di sanità: salgono a 572 i casi confermati di Dengue in Italia, riporta l’Iss, di cui 130 autoctoni, con il focolaio principale nella regione Marche, che ha visto nell’ultima settimana un calo del 93% dei casi segnalati rispetto a quella precedente. Dal 1 gennaio al 1 ottobre 2024 al sistema di sorveglianza nazionale risultano 442 associati a viaggi all’estero e 130 casi autoctoni, con il focolaio di dimensioni maggiori appunto nella Regione Marche mentre casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona di virus Dengue di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana. Dall’Iss sottolineano che “sono state attivate le misure di controllo della zanzara vettore (del genere Aedes) e di prevenzione per garantire la sicurezza di trasfusioni e trapianti nelle aree interessate come previsto nel Piano Nazionale delle Arbovirosi (consulta il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025”.



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