Severino: «Contro la violenza sulle donne tutti dobbiamo essere guardiani: intervenire è un dovere sociale»



Bisogna raccontare alle ragazze le storie delle donne che sono riuscite a realizzare i propri sogni e la propria professionalità, e che possono essere di esempio e di incoraggiamento per le altre». Ma occorre anche che il sistema della formazione e le imprese comprendano il significato di allineare il tasso di occupazione femminile ai valori europei: «Produrrebbe un aumento del Pil del 7,4%, 154,7 miliardi. È uno di quegli impegni che fanno bene a tutti: alle donne, alle aziende, all’economia».

Paola Severino, presidente della School of Law della Luiss, aprirà con una storia la seconda edizione del Women Economic Forum in programma da oggi a venerdì nell’ateneo romano intitolato a Guido Carli. Un’iniziativa – promossa da G100, una delle reti femminili internazionali più influenti nel promuovere la leadership e l’empowerment economico delle donne – che lo scorso anno ha visto la presenza di oltre 1.500 ospiti e un milione di collegamenti streaming e che stavolta promette di andare ancora oltre, con le sue sette sessioni plenarie dedicate a esplorare questioni centrali per l’economia e la società, dall’intelligenza artificiale alla cybersicurezza, dalla giustizia climatica all’aerospazio.

Quale donna ha scelto di raccontare e perché?

Gioia Rau, 38enne italiana che ho incontrato a Washington. A otto anni, dizionario alla mano, aveva scritto una lettera alla Nasa in cui esprimeva il desiderio di diventare un’astronauta. La Nasa le aveva risposto invitandola ad avvisare quando si sarebbe laureata. Una volta preso il titolo di astrofisica, l’agenzia spaziale Usa la ha assunta. Oggi dirige un centro di ricerche spaziali da 300 milioni di dollari di finanziamento l’anno, ha un marito che la sostiene e due figlie. È una storia paradigmatica della tenacia femminile. Una storia che rassicura, perché invita le donne a non sentirsi mai limitate nella loro possibilità di coltivare anche le discipline Stem e le materie innovative, come lo spazio e l’intelligenza artificiale. Con questo spirito al Women Economic Forum lanceremo due “ideathon”, hackaton che vedranno le studentesse e gli studenti della Luiss impegnati nella creazione di progetti innovativi, affiancati da mentor esperti. Bisogna spingere le giovani a mettersi in gioco.

Anche se poi il mercato del lavoro stenta ad accoglierle? L’Italia nel 2024 ha perso otto posizioni nel Global Gender Gap Report ed è nella dimensione della partecipazione economica femminile che arranca di più.



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Operaio muore cadendo da muretto in cantiere del Catanese



Un operaio di 41 anni di un cantiere in un casolare di Aci Platani, una frazione di Acireale, è morto cadendo da un muretto che delimita il torrente Lavinaio Platani. Secondo una prima ricostruzione l’uomo, a fine turno, è precipitato da un muretto altro oltre tre metri dove era seduto, assieme ad altri operai, in attesa di un furgone per il loro rientro, sbattendo violentemente il capo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Acireale, personale dello Spresal dell’Asp di Catania e vigili del fuoco del comando provinciale del capoluogo etneo.



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Panetta: «Condizioni monetarie restrittive non più necessarie»



“Con un’inflazione vicina all’obiettivo e una domanda interna stagnante, le condizioni monetarie restrittive non sono più necessarie”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo discorso all’Università Bocconi a Milano dal titolo ‘Back to the future: forward-looking considerations on monetary policy normalization’., introdotto dal Rettore, Francesco Billari.

“Concentrarci sulla lentezza dell’economia”

“Nella fase attuale dovremmo concentrarci maggiormente sulla lentezza dell’economia reale: senza una ripresa sostenuta, l’inflazione rischia di essere spinta ben al di sotto dell’obiettivo, aprendo uno scenario che sarebbe difficile da contrastare per la politica monetaria e che quindi andrebbe evitato. In breve, dobbiamo normalizzare la nostra posizione di politica monetaria e spostarci in territorio neutrale – o addirittura espansivo, se necessario”, ha osservato Panetta.

La situazione dell’inflazione si sta normalizzando

“Le circostanze eccezionali – ha aggiunto – degli ultimi due anni hanno costretto le banche centrali a dare meno peso alle previsioni e alle previsioni vivere giorno per giorno (o “incontro per incontro”). Ora che la situazione sul fronte dell’inflazione si sta normalizzando, la BCE dovrebbe anche normalizzare il modo in cui calibra la sua politica monetaria posizione, ritornando alla tradizione e concentrandosi nuovamente sulla sua funzione di reazione a medio termine. Insomma, dovremmo tornare al futuro”



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La sconfitta brucia ma Meloni guarda avanti. Fi supera la Lega




Niente di drammatico ma pur sempre una sconfitta. E se quella in Emilia Romagna era data per scontata, la riconquista dell’Umbria da parte del centro-sinistra è una ferita che brucia parecchio. Giorgia Meloni ne prende atto e da Rio de Janeiro, dove sta partecipando al G20, invia un messaggio di auguri ai due vincitori, Michele de Pascale e Stefania Proietti, con i quali auspica di poter collaborare. Poi i ringraziamenti a Elena Ugolini e alla governatrice uscente Donatella Tesei, quando sul dato umbro nessuno nel centrodestra si era ancora pronunciato. Una scelta, quella della premier, che segnala l’intenzione di volersi mettere immediatamente alle spalle il brutto risultato di questo week end elettorale. Brutto anche per la distanza siderale tra i due candidati in Emilia Romagna e per i quasi sei punti di distacco in Umbria, dove inizialmente i sondaggi parlavano di un testa a testa. La stessa governatrice uscente Tesei ammette che non si aspettava una distanza così significativa.

La perdita di voti di FdI

C’è poi anche da fare i conti con i risultati delle singole liste. Fratelli d’Italia rispetto alle Europee e alle politiche ha perso più di 10 punti. E al contrario di quanto accaduto in Liguria, dove il partito della premier ha contribuito fortemente al successo delle liste civiche che appoggiavano Marco Bucci, candidato perché voluto fortemente da Meloni, in Umbria sono andate male anche le civiche. Per più di qualcuno è la conferma che i Fdi senza Meloni in campo sono destinati a uscire sconfitti.

Inutile il contributo di Bandecchi

Non solo. Sempre i numeri sottolineano che il contributo di Stefano Bandecchi, discusso sindaco di Terni è stato inutile. La sua Alternativa Popolare si è fermata al 3% circa e Tesei ha perso anche a Terni città. Un risultato deludente su cui forse ha pesato anche il malumore scatenatosi dentro il centrodestra (e in particolare in Fdi) per un’intesa con colui che era stato il principale avversario alle scorse comunali nella seconda città umbra. A chi chiedeva a Donatella Tesei un giudizio sul risultato deludente di Fdi, che probabilmente le è costato la vittoria, la ex Governatrice ha risposto diplomaticamente assicurando che «tutti i partiti hanno dato il massimo». Anche la Lega è infatti costretta a leccarsi le ferite. Intanto perché comunque ha perso la guida di una Regione (Tesei è della Lega). E poi ha subito nuovamente il sorpasso di Forza Italia in entrambe le Regioni.

In Umbria e Emilia-Romagna sorpasso di Fi sulla Lega

Matteo Salvini ha commentato ribadendo che gli elettori «hanno sempre ragione» ma in Umbria il sorpasso degli azzurri sul Carroccio è ancora più doloroso anche perché Fi stavolta si è presentata da sola, senza il contributo di Noi moderati, la formazione di Maurizio Lupi che peraltro a livello regionale ha preso più voti di Bandecchi. «Siamo soddisfatti, abbiamo raddoppiato i voti», segnala Antonio Tajani, leader di Forza Italia che confronta il risultato di ieri con quello delle regionali di 5 anni fa anche se c’è stato un avanzamento pure rispetto alle Europee.

Riflessione aperta nel centrodestra

Ora – come si dice in questi casi – si aprirà una riflessione. Tutti in queste ore, se sollecitati, si affrettano a dire che non ci saranno ripercussioni nella maggioranza e sul Governo. Ma c’è il rischio che le fibrillazioni, complice anche il passaggio della legge di Bilancio e i nuovi equilibri che si stanno determinando a livello internazionale, possano acuire le crepe provocate dal voto. La caccia alle responsabilità inevitabilmente è già partita. Anzitutto sulla classe dirigente chiamata a competere. In Umbria evidentemente il governo Tesei non ha convinto, così come in Emilia Romagna non è passata l’accusa rivolta dal governo centrale alla Regione e ai sindaci sulle responsabilità per i mancati lavori post alluvione



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Dal turnover nella Pa per difesa e sicurezza al Tfr, si stringe nella maggioranza per (mini) ritocchi alla manovra



Si stringono i tempi della manovra che resta attesa in Aula alla Camera per il 15-16 dicembre. I deputati della Commissione Bilancio hanno solo quattro settimane per approvare un testo definitivo partendo dai circa 3.200 emendamenti che hanno passato il vaglio di ammissibilità. Ma la cifra a tre zeri ha i giorni contati, perché già mercoledì le modifiche ammesse dovranno calare a 600, una tagliola che costringe i partiti a scegliere le loro priorità.

Silenzio-assenso per Tfr

Alcuni temi sono traversali alla maggioranza, tanto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già aperto alle richieste degli alleati, fornendo un’indicazione su cosa modificare anche in vista dei pareri formali che il suo dicastero dovrà dare sugli emendamenti che andranno in votazione. Tra questi, ci sarà quasi certamente l’esclusione del personale militare e delle forze di polizia dal blocco parziale del turnover nella Pa. Lo chiedono Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega che intendono portare questa misura alla meta. La maggioranza vorrebbe anche la riapertura del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr alla previdenza complementare, ma la questione delle coperture non è ancora del tutto chiara visto che la modifica farebbe mancare risorse al fondo dell’Inps sul quale viene versato il Tfr.

Taglio Irpef per classe media

Fratelli d’Italia punta, per ora, anche sul finanziamento per gli specializzandi di area non medica, sul bonus tempo libero per i ragazzi delle fasce a rischio e sul supporto degli orfani. Per Forza Italia, invece, la priorità resta il taglio dell’Irpef alla classe media. «Un taglio sui redditi attorno ai 50mila euro lordi all’anno si fa sentire perché arriva fino a ben 627 euro all’anno», spiega il responsabile Dipartimenti del partito, Alessandro Cattaneo. Sarebbe un passo importante perché «per la prima volta dopo tanto tempo a questa fascia non si chiede, ma si restituisce qualcosa», una mossa che stimolerebbe anche l’economia visto che «la classe media rappresenta il motore produttivo, economico e sociale del nostro Paese e perciò va incoraggiata e sostenuta». Il ritocco dell’Irpef, però, resta vincolato alle risorse in più che verranno dal concordato preventivo biennale, il patto con il fisco i cui termini sono stati riaperti fino al 12 dicembre. «Quando li vedrò, decideremo come usarli. Prima vedere i soldi, poi vedere come usarli», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parlando dal G20 in corso in Brasile. Un’idea chiara del suo gettito complessivo (la prima tranche ha dato 1,3 miliardi) si avrà solo tra un mese circa, in tempo per il governo per presentare il suo emendamento destinato a raccogliere le richieste rimaste fuori.

Tassa su criptovalute

Con tutta probabilità saranno un bel po’ visto che il tesoretto a disposizione per le modifiche parlamentari, da dividere tra maggioranza e opposizione, si ferma ad “appena” 120 milioni di euro. Parlando con i deputati, Giorgetti aveva anche aperto ad una riformulazione della tassa sulle cripto, che proprio il suo partito vorrebbe ribassare dal 42% previsto in manovra. Anche Noi Moderati ricorda le priorità dei suoi emendamenti: aumentare gli stipendi dei giovani sotto i 30 anni, sostenere il fondo di garanzia per le Pmi che investono e per quelle in difficoltà che crescono, dare la possibilità a infermieri e specializzandi di fare libera professione fuori dall’orario di lavoro. Le opposizioni, invece vanno avanti sui loro temi, tra cui salario minimo e sanità.



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Fisco, in arrivo 3 milioni di lettere: dagli affitti all’Iva, spazio alle correzioni




Le modalità di intervento vengono, dunque, rilanciate anche per il 2025 dall’amministrazione finanziaria che punta attraverso questi strumenti a giocare sempre di più la carta di un rapporto meno conflittuale fra Fisco e contribuente. Dando la possibilità a quest’ultimo di raccogliere le segnalazioni che arrivano dall’amministrazione e mettersi in regola con sanzioni ridotte da ravvedimento. E all’amministrazione di concentrare le proprie risorse su situazioni di maggior rischio fiscale.

Il confronto su «Etica & Fisco»

L’aspetto del rapporto fra Fisco e contribuente è stato al centro del convegno «Etica & Fisco» che si è svolto ieri a Pistoia ed è stato aperto dal presidente della Lafis, Vieri Ceriani.

Il presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Gallo, in particolare ha sottolineato come «il tributo possa essere uno strumento per superare le disuguaglianze, come prevede la stessa Costituzione. Linea che caratterizzava per esempio anche la riforma fiscale del 1971. Quanto alla riforma che il Governo sta realizzando – secondo Gallo – restano dubbi. Se, per esempio, vanno valutate positivamente le nuove regole su sanzioni, contraddittorio e autotutela, non convincono, d’altro canto, l’abbandono della riforma del Catasto e la mancata revisione delle regole sulla successione».

Dal canto suo anche il direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha sottolineato come «il patto fiscale è alla base del patto costituzionale proprio perché l’imposizione è un mezzo per realizzare i diritti sociali». Ruffini si è poi domandato «come potrebbe essere una società senza tasse? Sarebbe una società senza servizi, non in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini». Quanto all’evasione «quasi impossibile per 37 milioni di pensionati e dipendenti – secondo Ruffini – è un modo per tradire il patto che sta alla base della nostra società, di fare concorrenza sleale nei confronti di chi non evade e scaricare su chi paga il costo dei servizi. O peggio, a parità di servizi, di generare nuovo debito che pagheranno le prossime generazioni».

Lorenzo Franchini, ordinario di diritto romano, ha ripercorso, poi, la storia delle regole fiscali nei secoli passati mentre Pietro Tommasino, divisione Finanza pubblica di Bankitalia, ha certificato il calo del tax gap, tranne che per l’Irpef degli autonomi, e Sofia Cecconi, avvocato dell’Agi Toscana, ha analizzato i rapporti fra lavoro irregolare ed evasione.



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Dazi Usa, perché l’Italia e la Germania sarebbero i due paesi Ue più esposti



Italia e Germania sono i paesi che rischiano di più in Europa con il prossimo ricorso da parte di Donald Trump a dazi? Il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni nel presentare le nuove previsioni sull’economia europea lo mette nel conto: il faro è prima di tutto sulla possibile svolta protezionistica negli Usa. L’impatto non sarà immediato, occorrerà verificarne la portata nei prossimi mesi e tuttavia per Gentiloni è «evidente» che nuovi dazi negli Usa potrebbero «avere ripercussioni, specialmente nei Paesi che hanno i maggiori surplus commerciali con gli Stati Uniti, che sono Germania e Italia».

L’impatto dei nuovi dazi in Europa

Le conseguenze in Europa sarebbero pesanti considerato che le relazioni commerciali tra l’Unione e gli Stati Uniti valgono circa mille miliardi di euro in beni e servizi all’anno. La bilancia commerciale con gli Usa è a favore dell’Ue, con un’eccedenza di 156 miliardi di euro nel 2023, a fronte di un deficit nei servizi di 104 miliardi di euro. Una tariffa generalizzata del 10% o del 20% renderebbe più costoso per le aziende statunitensi importare beni dell’Ue, mettendo a rischio fino a un terzo delle esportazioni europee attraverso l’Atlantico in alcuni settori, come quelli dei macchinari industriali e dei prodotti chimici (che costituiscono il 68% delle esportazioni verso gli Stati Uniti nel 2023). Gli effetti di una possibile guerra commerciale con gli Stati Uniti potrebbero causare effetti recessivi in Europa. Un dazio universale del 10% potrebbe ridurre tra l’1% e l’1,6% il Pil dell’eurozona.

In Italia nuovi dazi avrebbero ripercussioni sulla crescita

A bocce ferme, la Commissione europea non va oltre un aumento del Pil dello 0,7% nell’anno in corso. A maggio scorso la stima era dello 0,9% mentre il Governo prevede l’1 per cento. Il Pil dell’Italia dovrebbe poi crescere dell’1% nel 2025 (1,1% le precedenti stime), per salire poi dell’1,2% nel 2026. Previsioni che ovviamente non tengono conto della variabile dazi. Ne subirebbe le conseguenze il nostro export. Secondo i dati annuali più aggiornati dall’Istat , nel 2023 le esportazioni italiane negli Stati Uniti hanno raggiunto i 67,3 miliardi di euro. Le importazioni in Italia provenienti dagli Stati Uniti, invece, hanno raggiunto i 25,2 miliardi di euro. Dunque, nel complesso l’interscambio commerciale tra i due Paesi vale più di 92 miliardi di euro, con un saldo commerciale positivo per l’Italia di 42 miliardi di euro con le esportazioni americane in Italia concentrate soprattutto nei settori del petrolio e del gas, metalli preziosi, macchinari e farmaci. Il possibile impatto sul Pil è strettamente connesso alle contromosse che verrebbero decise in sede europea e dalla Germania, che rappresenta per l’Italia il principale mercato di sbocco in Europa e non a caso una parte della flessione della crescita registrata quest’anno si deve proprio alla grave crisi in atto nella ex locomotiva tedesca. L’export è una variabile fondamentale del nostro Pil, se si considera che nel 2023 le esportazioni italiane di merci hanno raggiunto quota 626 miliardi di euro, sostanzialmente stabili rispetto a quanto registrato nel 2022. Dunque una variazione in negativo di tali volumi di esportazioni per effetto dei dazi avrebbe effetti sul Pil, anche se al momento è difficile misurarne l’impatto.

La Germania rischia di più

A rischiare di più nel caso in cui Trump seguisse come ha promesso la strada dei dazi sarebbe la Germania, la maggiore economia europea ma anche la più dipendente dalle esportazioni in questi settori. Le ultime previsioni della Commissione Ue quest’anno la Germania sarà in recessione (-0,1%), per poi crescere dello 0,7% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026. Le previsioni economiche di autunno della Commissione sono state elaborate in base ai dati noti al 31 ottobre. Quindi anche per la Germania le conseguenze protezionistiche della rielezione di Trump non sono incluse nelle stime. Tuttavia il rischio per Gentiloni è che vi sia un rivolgimento nel commercio globale, con conseguenze pesanti per la Germania. L’import export tra Germania e Stati Uniti ha totalizzato 63,40 miliardi di euro tra gennaio e marzo del 2024. Gli Stati Uniti si confermano il primo partner commerciale per le esportazioni tedesche. Nel 2022 la Germania ha esportato merci negli Usa per 156 miliardi, più che in qualsiasi altro Paese nel mondo. Ora pesa anche l’incognita politica, con le elezioni alle porte.



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Autonomia differenziata, Emiliano: «Tutti sollevati per la decisione della Consulta»




“Sono tutti sollevati” dalla decisione della Corte costituzionale sull’autonomia “anche il presidente del Consiglio ed esponenti della maggioranza di governo, dall’aver fermato un disegno che avrebbe demolito l’unità nazionale”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa convocata ieri mattina a Bari per commentare l’esito del ricorso contro la Legge Calderoli sull’autonomia differenziata, presentato alla Corte costituzionale nei mesi scorsi dalla Regione Puglia e dalle regioni Toscana, Sardegna e Campania.

“La Corte Costituzionale ha cancellato diverse disposizioni della legge Calderoli”, ha sottolineato Emiliano. “Prima fra tutte, la possibilità che possano essere trasferite materie o blocchi di materie, visto che la Corte saggiamente ritiene che la devoluzione dell’autonomia debba riguardare solamente specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, alla luce del principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e Regioni. Questo è un colpo alla legge Calderoli. L’autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici ad assicurare una maggiore responsabilità politica ed a rispondere al meglio alle attese e ai bisogni dei cittadini”.

Emiliano “Abbiamo salvato l’unità nazionale”

“I giudici della Consulta ritengono che vada in contrasto con la Costituzione anche la possibilità di utilizzare decreti interministeriali per modificare le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista dalla legge Calderoli per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito.

Censurata dalla Corte anche “la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica”.

Consulta allineata all’interpretazione delle Regioni

Ma c’è di più. Le norme della legge Calderoli che sono sopravvissute alla mannaia della Corte sono state interpretate nel senso voluto dalla Puglia e dalle altre regioni ricorrenti. Quindi il ko è totale, sia delle norme che sono state cancellate per incostituzionalità, sia per le norme rimaste dei punti che sono state interpretate in conformità alla Costituzione diversamente da quello che avrebbe voluto il Governo.



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Mattarella: «A volte ho promulgato leggi che non condividevo»




«A volte sentite dire che c’è stato un appello al capo dello Stato perché non firmi una legge perché è sbagliata, oppure se la firma viene detto che la condivide. Tutte e due le affermazioni sono sbagliate». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto così agli studenti intervenuti a Roma al Salone delle Fontane, all’Eur, per celebrare i 25 anni dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori. Lo ha fatto in risposta a una precisa domanda di uno studente. Andando dritto al punto: «Io sono un arbitro, al di fuori della contesa politica. Ma il compito del Capo dello Stato è quello di ricordare a tutti i limiti entro cui operano».

Il ruolo «super partes» del Colle

Un richiamo, insomma, al ruolo super partes del capo dello Stato che «interviene quando il meccanismo di inceppa. E può capitare». In tutto questo la domanda di Tommaso, studente di Padova, è sul come fa un uomo che ha attraversato tanti anni della politica italiana a mantenere fuori dalla porta le sue convinzioni, le sue idee. «Sì ho adottato decisioni che non condivido, è capitato più volte; il presidente promulga leggi ed emana decreti, ma ha delle regole che deve rispettare. Più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. In quel caso ho il dovere di non promulgare, ma devono essere evidenti, un solo dubbio non mi autorizza a non promulgare».

Davanti a un migliaio di studenti il capo dello Stato è arrivato senza un intervento preparato, ma ha risposto su temi come l’importanza della media literacy, lo sviluppo dello spirito critico, rischi e opportunità legati all’utilizzo crescente dell’Intelligenza Artificale nella nostra società, il ruolo super partes del Presidente della Repubblica nella nostra democrazia, i giovani italiano e il loro futuro nel Paese, i giovani e la politica.

Il capo dello Stato come «arbitro imparziale»

«Lo Statuto Albertino prevedeva che il potere legislativo fosse affidato alle due Camere e al re, che aveva anche il potere di sanzione per dire “non sono d’accordo su questa legge”», ha aggiunto Mattarella invitando a pensare al presidente della Repubblica come a un arbitro: «L’immagine l’ho usata anche io, e ho detto che anche i giocatori devono aiutarlo nell’applicazione delle regole, la pluralità nell’aspetto delle regole è fondamentale». Tutto questo «vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario» perché «ciascun potere e organo dello Stato deve sapere che ha limiti che deve rispettare perché le funzioni di ciascuno non sono fortilizi contrapposti per strappare potere l’uno all’altro, ma elementi della Costituzione chiamati a collaborare, ciascuno con il suo compito e rispettando quello altrui. È il principio del check and balance».

Tecnologia e informazione

Il tema della tecnologia e dell’intreccio con l’informazione è stato comunque centrale nell’ambito del pensiero che il capo dello Stato ha voluto trasferire ai giovani arrivati da tutta Italia per partecipare alle celebrazioni dell’attività dell’Osservatorio presieduto da Andrea Ceccherini. E l’affidarsi al web come «al medico di fiducia», è il grande pericolo da scartare dice Mattarella richiamando nel suo ragionamento, evidentemente anche se senza mai citarla, la tragica morte di Margaret Spada: la ragazza di 22 anni morta a Roma per un intervento di rinoplastica: «Bisogna evitare il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. Lo vediamo anche in questi giorni con conseguenze drammatiche. Ci sono circuiti pericolosi che catturano l’utente».



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L’allarme dei consumatori: multe più salate da gennaio, rischio rincari del 6%



Rischio aumenti per le multe. Dal primo gennaio le sanzioni per infrazione stradale potrebbero subire un aumento del 6%, se non addirittura del 17%, legato all’adeguamento all’inflazione previsto dal Codice della strada. L’allarme arriva dalle associazioni dei consumatori che ricordano come l’aggiornamento sia stato sospeso negli ultimi due anni per evitare aggravi dopo l’epidemia Covid, ma rischi ora – senza un intervento del governo – di accumularsi e scattare automaticamente.

Adeguamento all’inflazione bloccato solo fino alla fine del 2024

L’articolo 195 del Codice della Strada dispone infatti che «la misura delle sanzioni amministrative pecuniarie è aggiornata ogni due anni in misura pari all’intera variazione, accertata dall’Istat, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (media nazionale) verificatasi nei due anni precedenti». Un adeguamento che il governo aveva deciso di bloccare con la legge di bilancio del 2023 fino alla fine del 2024.

Gli aumenti delle multe calcolati da Assoutenti

Assoutenti calcola quindi un rincaro del 6% che, considerando gli arrotondamenti previsti dalla norma, si tradurrebbe ad esempio in un aumento di 10 euro della multa per l’uso del cellulare alla guida, da 165 a 175 euro, o di 3 euro per quella per divieto di sosta, da 42 a 45 euro. Il superamento dei limiti di velocità da 10 a 40 chilometri passerebbe invece da 173 a 183 euro (+10 euro), e quello da 40 a 60 chilometri orari da 543 a 576 euro (+33 euro); la multa arriverebbe infine a 896 euro in caso di superamento dei limiti di velocità per oltre 60 chilometri orari (+51 euro). «E’ importante perseguire le violazioni stradali che mettono a rischio la sicurezza pubblica, ma non è certo incrementando gli importi delle multe che si garantirà maggiore sicurezza sulle nostre strade», commenta il presidente dell’associazione Gabriele Melluso, proponendo un piano educativo biennale nelle scuole superiori e chiedendo una nuova sospensione dei rialzi.

L’Unc prevede rincari del 17,6%

Anche perché il bilancio potrebbe essere ben più pesante: secondo l’Unione nazionale consumatori l’aumento potrebbe infatti arrivare al 17,6%. Nel 2022, spiega l’Unc, il governo con la legge di bilancio del 2023, aveva solo “sospeso” per gli anni 2023 e 2024 l’aggiornamento biennale delle sanzioni previsto dal Codice della strada, «non lo aveva annullato. In teoria, quindi, ora le multe potrebbero essere adeguate non solo rispetto alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati degli ultimi due anni ma potrebbero essere recuperati anche i due anni precedenti, dal 2020 al 2022». Se prevalesse questa interpretazione, considerando l’ultimo indice dell’indice Foi disponibile, quello di settembre 2024, «il balzo arriverebbe addirittura al 17,6%».



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