Dal turnover nella Pa per difesa e sicurezza al Tfr, si stringe nella maggioranza per (mini) ritocchi alla manovra
Si stringono i tempi della manovra che resta attesa in Aula alla Camera per il 15-16 dicembre. I deputati della Commissione Bilancio hanno solo quattro settimane per approvare un testo definitivo partendo dai circa 3.200 emendamenti che hanno passato il vaglio di ammissibilità. Ma la cifra a tre zeri ha i giorni contati, perché già mercoledì le modifiche ammesse dovranno calare a 600, una tagliola che costringe i partiti a scegliere le loro priorità.
Silenzio-assenso per Tfr
Alcuni temi sono traversali alla maggioranza, tanto che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già aperto alle richieste degli alleati, fornendo un’indicazione su cosa modificare anche in vista dei pareri formali che il suo dicastero dovrà dare sugli emendamenti che andranno in votazione. Tra questi, ci sarà quasi certamente l’esclusione del personale militare e delle forze di polizia dal blocco parziale del turnover nella Pa. Lo chiedono Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega che intendono portare questa misura alla meta. La maggioranza vorrebbe anche la riapertura del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr alla previdenza complementare, ma la questione delle coperture non è ancora del tutto chiara visto che la modifica farebbe mancare risorse al fondo dell’Inps sul quale viene versato il Tfr.
Taglio Irpef per classe media
Fratelli d’Italia punta, per ora, anche sul finanziamento per gli specializzandi di area non medica, sul bonus tempo libero per i ragazzi delle fasce a rischio e sul supporto degli orfani. Per Forza Italia, invece, la priorità resta il taglio dell’Irpef alla classe media. «Un taglio sui redditi attorno ai 50mila euro lordi all’anno si fa sentire perché arriva fino a ben 627 euro all’anno», spiega il responsabile Dipartimenti del partito, Alessandro Cattaneo. Sarebbe un passo importante perché «per la prima volta dopo tanto tempo a questa fascia non si chiede, ma si restituisce qualcosa», una mossa che stimolerebbe anche l’economia visto che «la classe media rappresenta il motore produttivo, economico e sociale del nostro Paese e perciò va incoraggiata e sostenuta». Il ritocco dell’Irpef, però, resta vincolato alle risorse in più che verranno dal concordato preventivo biennale, il patto con il fisco i cui termini sono stati riaperti fino al 12 dicembre. «Quando li vedrò, decideremo come usarli. Prima vedere i soldi, poi vedere come usarli», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parlando dal G20 in corso in Brasile. Un’idea chiara del suo gettito complessivo (la prima tranche ha dato 1,3 miliardi) si avrà solo tra un mese circa, in tempo per il governo per presentare il suo emendamento destinato a raccogliere le richieste rimaste fuori.
Tassa su criptovalute
Con tutta probabilità saranno un bel po’ visto che il tesoretto a disposizione per le modifiche parlamentari, da dividere tra maggioranza e opposizione, si ferma ad “appena” 120 milioni di euro. Parlando con i deputati, Giorgetti aveva anche aperto ad una riformulazione della tassa sulle cripto, che proprio il suo partito vorrebbe ribassare dal 42% previsto in manovra. Anche Noi Moderati ricorda le priorità dei suoi emendamenti: aumentare gli stipendi dei giovani sotto i 30 anni, sostenere il fondo di garanzia per le Pmi che investono e per quelle in difficoltà che crescono, dare la possibilità a infermieri e specializzandi di fare libera professione fuori dall’orario di lavoro. Le opposizioni, invece vanno avanti sui loro temi, tra cui salario minimo e sanità.
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