Alluvione in Emilia-Romagna, trovato il colpevole: è il cambiamento climatico



Mentre gli emiliano-romagnoli rimettono gli stivali e infuria la polemica sulle responsabilità dell’alluvione che ha investito i territori già colpiti un anno fa, c’è un numero che il dibattito ha lasciato colpevolmente sotto traccia.

Sono i 350 millimetri di pioggia caduti in alcune zone della Romagna in circa 48 ore. Sono 35 centimetri di acqua, quasi mezzo metro, un’enormità. Come sottolinea l’Arpa dell’Emilia-Romagna, nel maggio 2023 furono 400-450 i millimetri d’acqua caduta, ma spalmati su due alluvioni a distanza di 15 giorni.

«Come singolo evento meteo quello dei giorni scorsi è stato peggiore dei due precedenti del maggio 2023 – spiega al Sole 24 Ore Paolo Alberoni, direttore della struttura IdroMeteoClima di Arpa Emilia-Romagna – L’estensione geografica è paragonabile, mentre gli effetti fortunatamente sembrano inferiori».

Emilia-Romagna nel mirino

Perché questo accanimento delle precipitazioni sull’Emilia-Romagna? Un puro caso? «Assolutamente no – risponde Alberoni – Tutto dipende dalla configurazione meteorologica. Quando il ciclone, come è avvenuto questa volta, è posizionato nel Tirreno, tra la costa italiana e la Corsica e la Sardegna, la circolazione atmosferica in senso antiorario fa sì che si sposti nell’Adriatico e poi rientri sulla terra all’altezza dell’Appennino tosco-emiliano. L’ostacolo delle montagne fa salire di altezza le nubi provocando una ulteriore condensazione e quindi abbondanti precipitazioni».

I 100 anni diventati 16 mesi

Se dunque la gravità dell’evento era prevista, tanto che era stata diramata l’allerta rossa in tutta la zona, resta il fatto che si tratta di precipitazioni assolutamente fuori norma. Uno studio condotto dalla Commissione tecnico-scientifica istituita dall’Emilia-Romagna dopo le inondazioni del maggio 2023 ha rivelato l’unicità di quel fenomeno, con l’ultimo episodio – peraltro di minore intensità – nel lontano 1939. «Un evento – era la conclusione del rapporto del dicembre scorso – senza precedenti nella storia osservata. I tempi di ritorno del singolo evento del 16 maggio 2023 risultano maggiori di circa 60 anni, per i bacini ove l’evento è stato meno gravoso, e superiori a 500 anni ove le esondazioni sono state più significative. L’inclusione dei dati osservati nel 2023 riduce, com’è ovvio, i valori del tempo di ritorno stimati, che rimangono però spesso superiori ai 100 anni».



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